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Libano, buone notizie da Parigi per il governo Siniora

26/01/2007  |  Milano
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Libano, buone notizie da Parigi per il governo Siniora

Mentre a Beirut la situazione nelle strade rimane tesa, a Parigi la Conferenza dei Paesi donatori, svoltasi ieri, ha assicurato al governo libalese aiuti e prestiti per oltre 7 miliardi e mezzo di dollari.In questo senso, per il premier Fouad Siniora il vertice ha costituito, oltre che un'importante iniezione di aiuti economici per il Libano, un momento fondamentale per garantirsi ancora una volta il più ampio sostegno possibile da parte della comunità internazionale. I timori più grandi degli analisti restano legati al clima instabile che ha contrassegnato il Libano nelle ultime settimane. Per il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, i fondi stanziati a Parigi contribuiscono solo ad aumentare il debito libanese, indebolire l'economia e puntellare quel governo che lui cerca di abbattere.


A cinque mesi dalla fine del conflitto tra Israele ed Hezbollah, con ancora vive le immagini delle violente proteste anti-governative di martedì scorso a Beirut guidate proprio dal movimento estremista sciita, le delegazioni di 36 Paesi e di numerose organizzazioni internazionali si sono riunite ieri a Parigi per la terza conferenza dei donatori per il Libano.

Un vertice che è giunto in un momento molto delicato per il Paese dei cedri, attraversato da una nuova fase di instabilità politica iniziata nel novembre scorso, con l’uscita dall’esecutivo di sei ministri filo-siriani, e seguita dal progressivo indebolimento della maggioranza di governo per mano di un’opposizione sostenuta da Siria e Iran. In questo senso, per il premier Fouad Siniora la conferenza di Parigi ha costituito, oltre che un’importante iniezione di aiuti economici per il Libano, un momento fondamentale per garantirsi ancora una volta il più ampio sostegno possibile da parte della comunità internazionale.

Riguardo ai fondi stanziati, c’è da dire che le delegazioni convenute nella capitale francese non hanno tirato al risparmio. Se è vero che la cifra auspicata alla vigilia da Siniora (9 miliardi di dollari) non è stata raggiunta, i 7,6 miliardi di dollari raccolti a Parigi, in termini di prestiti e aiuti, costituiscono comunque un incremento notevole rispetto, ad esempio, ai circa 500 milioni di dollari stanziati sempre a Parigi nel 2001 e ai 2,6 miliardi di dollari del 2002. D’altro canto, i soli danni del recente conflitto tra le milizie Hezbollah e Israele ammontano a ben 3,6 miliardi, mentre i debiti contratti dal Libano negli ultimi sedici anni superano i 41 miliardi.

Siniora ha ringraziato i donatori, definendo il loro supporto di «cruciale importanza», e non esitando peraltro ad ammettere che il Libano è «sull’orlo di una profonda recessione». Secondo il premier, il Paese dei cedri non può permettersi di fallire gli obiettivi economici appena predisposti dal governo in un nuovo piano quinquennale, pena un più ampio tracollo sul fronte della stabilità sociale e politica e sullo stesso sistema democratico libanese.

Di tono simile le dichiarazioni del «padrone di casa», il presidente francese Jacques Chirac, per il quale «la stabilità finanziaria è essenziale per la stabilità politica del Libano». La Francia ha offerto a Siniora prestiti per circa 650 milioni di dollari. Tra i principali donatori ci sono poi l’Arabia Saudita, con 1,1 miliardi di dollari, la Banca mondiale e la Banca europea per gli investimenti (2,25 miliardi in totale), gli Stati Uniti con 770 milioni (che si aggiungono ai 230 già stanziati negli ultimi mesi) e l’Unione europea, con 522 milioni. L’Italia ha stanziato 120 milioni, in aggiunta ai 30 milioni in aiuti di emergenza già spesi.

I timori più grandi degli analisti restano legati al clima instabile che ha contrassegnato il Libano nelle ultime settimane. Alla vigilia della conferenza dei donatori, Hezbollah, tramite il suo leader Hassan Nasrallah, non ha perso occasione per sostenere che i fondi stanziati a Parigi contribuirebbero soltanto ad aumentare il debito libanese, indebolire l’economia e puntellare il governo Siniora. Lo stesso presidente libanese, il filo-siriano Emile Lahoud, ha avvertito nei giorni scorsi che la conferenza di Parigi non produrrà risultati positivi se l’opposizione, da lui appoggiata, continuerà ad essere «esclusa dal potere». «Sono tempi duri», ha sottolineato ieri Siniora a Parigi, prima di aggiungere che i tempi duri servono però anche come buona «occasione di riflessione» sul futuro del Libano.

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