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In occasione della prossima Colletta del Venerdì Santo, padre Akl, della Congregazione per le Chiese orientali spiega l'importanza della solidarietà per la Terra Santa.

«In aiuto delle pietre vive»

Giuseppe Caffulli
29 gennaio 2007
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«In aiuto delle pietre vive»
Gli scavi di Ugarit, in Siria.

«Sostenere la comunità cristiana presente in Terra Santa penso non voglia dire soltanto preoccuparsi di raccogliere denaro a favore di questa comunità, ma piuttosto e prima di tutto far precedere la vicinanza spirituale e assicurare il sostegno della preghiera alla solidarietà materiale da parte della Chiesa universale, al fine di contribuire a rafforzare la fede e la speranza di questi nostri fratelli. Dobbiamo lavorare con grande fiducia e speranza per la terra del Signore, facendo tutto il possibile spiritualmente e materialmente, secondo lo spirito francescano e gli orientamenti della Santa Sede». Bastano poche parole a padre François Akl, segretario presso la Congregazione per le Chiese orientali, per spiegare il senso della Colletta pontificia del Venerdì Santo che ogni anno viene promossa dalla Chiesa per sostenere le comunità cristiane in Terra Santa. Un’iniziativa che affonda le sue origini nei secoli, ma che necessita oggi più che mai di essere rinvigorita soprattutto con la vicinanza nella preghiera, come ha ribadito anche Benedetto XVI nel suo messaggio in occasione del Natale alle Chiese del Medio Oriente.

Abbiamo chiesto a padre Alk, che in novembre ha partecipato al Convegno internazionale dei Commissari di Terra Santa che si è svolto a Gerusalemme, di aiutarci a gettare uno sguardo sulla Colletta e sulla sua importanza per le Chiese di Terra Santa. «Con il denaro della Colletta si affrontano le necessità più urgenti relative alle scuole, ad opere sociali, caritative e pastorali (in massima parte); ai Luoghi santi, ai santuari per la loro manutenzione, per i restauri e per gli scavi archeologici. Basta questo per capire l’importanza del gesto che le Chiese di tutto il mondo sono chiamate a fare il Venerdì Santo». Da un punto di vista organizzativo, spiega padre Akl, la Colletta è condotta in collaborazione con la Custodia di Terra Santa, attraverso le ramificazioni territoriali dei Commissariati di Terra Santa. «Molte diocesi attualmente versano le offerte alle nunziature apostoliche, le quali a loro volta trasmettono le somme o ai Commissariati o alla Congregazione per le Chiese Orientali. La raccolta della Colletta consente alla Congregazione di realizzare ciascun anno alcune opere di solidarietà e di pronto intervento caritativo nell’area della Terra Santa».

Fondamentale, per la buona riuscita dell’iniziativa, l’aspetto dell’informazione e della sensibilizzazione delle comunità cristiane: «Secondo una prassi consolidata da anni, la Congregazione invia a tutti i vescovi della Chiesa cattolica una lettera circolare annuale circa la Colletta per la Terra Santa. La circolare viene inviata alle Conferenze episcopali ed ai singoli vescovi di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Austria, Belgio, Portogallo, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile, Antille, Australia, Giappone, Corea, Grecia. Per Albania, Algeria, Angola, Bangladesh, Bolivia, Cile, Ecuador, El Salvador, Messico, Bosnia, Colombia, Bulgaria, Etiopia, Filippine, la lettera viene inviata alle Conferenze episcopali, ai nunzi apostolici, e agli eventuali Commissariati ed ordinariati militari. Per i Paesi del Medio Oriente, invece, la circolare è inviata soltanto ai patriarchi ed ai nunzi apostolici, come nel caso dell’Egitto, Gerusalemme, Libano, Siria, Iraq».

Ma perché riproporre oggi questo gesto di carità in favore delle Chiese d’Oriente e della Custodia di Terra Santa? Per padre Akl, che è libanese e proviene dalla Chiesa maronita, la necessità di sostenere le «pietre vive» di Terra Santa, cioè le comunità cristiane, è un compito fondamentale della Chiesa universale e un’attenzione caritativa che va sottolineata con forza. «In più è una volontà espressa con convinzione dai papi. Il documento pontificio più interessante e più importante circa la prassi antica e attuale in merito alla Colletta, è la Nobis in animo di Papa Paolo VI del 25 marzo 1974, in cui vengono date disposizioni precise circa le modalità di raccolta. Giovanni Paolo II non ha aggiunto praticamente nessun’altra norma riguardo alla Colletta della Terra Santa, ma ne ha sempre sottolineato l’importanza. Idem si deve dire di Benedetto XVI, che in questo suo breve scorcio di pontificato ha parlato innumerevoli volte delle necessità sia materiali sia spirituali dei Luoghi Santi».

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