Dopo la preghiera dell'Angelus recitata la scorsa domenica in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha rivolto un appello pressante alle popolazioni libanesi e palestinesi, invitandole a deporre ogni violenza. «È inaccettabile - ha affermato - che si percorra questa strada per sostenere le proprie ragioni politiche». Sul terreno, però, le armi non tacciono nella Striscia di Gaza e le cronache di oggi registrano nuovi morti. A Beirut molti politici sembrano comprendere quanto sia alta la posta in gioco e cercano di scongiurare la guerra civile. Mentre in Israele, purtroppo, questa mattina un attentatore suicida ha raggiunto il suo obbiettivo di morte nel centro balneare di Eilat.
Al termine della preghiera dell’Angelus recitata la scorsa domenica con i fedeli riuniti in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha nuovamente chiesto pace per il Libano. Ha inoltre auspicato che i palestinesi cessino ogni violenta lotta intestina. Ecco le parole del Papa:
«Nei giorni scorsi, la violenza è tornata ad insanguinare il Libano. È inaccettabile che si percorra questa strada per sostenere le proprie ragioni politiche. Provo una pena immensa per quella cara popolazione. So che molti libanesi sono colpiti dalla tentazione di lasciare ogni speranza e si sentono come disorientati da quanto sta succedendo. Faccio mie le forti parole pronunciate da sua beatitudine il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir a denuncia degli scontri fratricidi. Con lui e con gli altri responsabili religiosi, invoco l’aiuto di Dio affinché tutti i Libanesi indistintamente possano e vogliano lavorare insieme per fare della loro patria una vera casa comune, superando quegli atteggiamenti egoistici che impediscono di prendersi veramente cura del proprio Paese (cfr. esortazione apostolica Una speranza nuova per il Libano, n. 94). Ai cristiani del Libano, ripeto l’esortazione ad essere promotori di un autentico dialogo fra le varie comunità, mentre invoco su tutti la protezione di Nostra Signora del Libano».
«Auspico, inoltre, che cessino al più presto le violenze nella Striscia di Gaza. All’intera popolazione desidero esprimere la mia spirituale vicinanza ed assicurare la mia preghiera, affinché prevalga in tutti la volontà di lavorare insieme per il bene comune, intraprendendo vie pacifiche per comporre le differenze e le tensioni».
Mentre il Papa pronunciava queste parole, gli scontri nella Striscia di Gaza tra uomini armati dell’area Hamas e altri schierati con Fatah non accennavano a spegnersi. Da giovedi scorso ad oggi hanno provocato una trentina di morti, tra cui anche bambini. Le violenze non si sono fermate neppure dopo che il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen e il primo ministro Ismail Haniyeh (uno dei capi di Hamas) hanno accettato di incontrarsi alla Mecca per ricomporre le divisioni e ristabilire la pacifica convivenza, come proposto dal sovrano saudita Abdullah domenica 28 gennaio. Nessuna data è stata ancora fissata per l’incontro.
Intanto questa mattina si è registrato un attentato suicidia nella città balneare israeliana di Eilat. Tre persone sono state uccise in un panificio da un attentatore suicida che si è fatto esplodere.
In Libano, invece, politici di vari schieramenti tentano di disinnescare la bomba di una nuova possibile guerra civile. Secondo la stampa libanese lo stesso Hassan Nasrallah, leader Hezbollah, ha dichiarato che il suo movimento non intende usare le armi contro i connazionali, anche se proseguiranno le proteste di piazza per scalzare il governo Siniora.