Trasformare Gerusalemme, una delle città del mondo che ha conosciuto più violenza e terrorismo, in un'oasi priva di conflitti. Sono convinti di questa possibilità alcuni professori universitari palestinesi e israeliani. Domani si troveranno presso l'Istituto per gli Studi ebraici di Gerusalemme per discutere sul tema: «Gerusalemme prima di tutto, città senza violenza».
(g.c.) – Trasformare Gerusalemme, una delle città del mondo che ha conosciuto più violenza e terrorismo, in un’oasi priva di conflitti. Crede in questa possibilità un gruppo di professori universitari palestinesi e israeliani. Domani si troveranno presso l’Istituto per gli Studi Ebraici di Gerusalemme per discutere sul tema: «Gerusalemme prima di tutto, città senza violenza».
«Siamo convinti della necessità di lanciare l’idea e di coinvolgere il più persone possibili in questa prospettiva», ha dichiarato Yaakov Bar-Siman-Tov, uno dei promotori dell’iniziativa.
Dall’inizio della seconda Intifada, Gerusalemme è stata teatro di oltre 600 episodi di violenza. Ben 30 gli attacchi suicidi che hanno mietuto 210 vittime innocenti. Se l’esperimento funzionerà, il modello potrà essere esteso ad altre realtà sia in Israele che nell’Autorità Palestinese. Il cammino per l’eliminazione della violenza prevede un capillare lavoro di coinvolgimento dei vari strati della popolazione, con incontri, iniziative e dichiarazioni comuni. Lo scopo è quello di creare quel tessuto di relazioni e di stima che è da solo un deterrente alla violenza.
A sostenere l’iniziativa c’è anche il Lassalle Institute, un organismo svizzero impegnato nella diffusione delle strategie non violente. Un cammino non facile e irto di ostacoli, quello della non violenza, se solo qualche mese fa, un analogo incontro tra palestinesi e israeliani non è riuscito a produrre un comunicato congiunto di condanna del terrorismo. La parte palestinese temeva infatti ritorsioni da parte delle fazioni integraliste.