Commissari a convegno
Erano un’ottantina da varie parti del mondo i Commissari di Terra Santa confluiti a Gerusalemme tra il 19 e il 25 novembre scorso per il loro congresso internazionale.
Chi, come fra Anthony Chircop, ha fatto meno strada ha volato per ore, su e giù per il Mediterraneo – in assenza di voli diretti – per coprire i 1.900 chilometri che separano La Valletta, capitale di Malta, da Gerusalemme. Ma il primato spetta a fra Lucian Armstrong, che per venire da Auckland (Nuova Zelanda) di chilometri ne ha coperti 16 mila.
Da Estremo Oriente e Oceania – le provenienze più lontane – vi erano anche i Commissari di Australia, Corea del Sud, Singapore, Taiwan, Filippine e Indonesia. Numericamente consistenti gli europei, nordamericani e sudamericani.
L’origine dei Commissari di Terra Santa è molto antica. Già nel 1377 i primi statuti della Custodia prevedevano che il padre Custode, si avvalesse di alcuni collaboratori – all’epoca laici – per sollecitare e raccogliere l’elemosina dei principi cristiani, essenziali per la sopravvivenza dei frati e la conservazione dei santuari. L’ufficio dei Commissari di Terra Santa viene però istituito ufficialmente nel 1421 con la bolla His quae di Papa Martino V.
Oggi i Commissari di Terra Santa sono chiamati a promuovere nel loro territorio la conoscenza, l’interesse e la devozione verso i Luoghi Santi; a organizzare pellegrinaggi e raccogliere aiuti economici per i santuari e le comunità cristiane di quelle terre. «A questi doveri – ha detto il ministro generale dei Minori, intervenendo al congresso – se ne può ben aggiungere un altro: promuovere le vocazioni per la Terra Santa».
«Dovete essere creativi – ha aggiunto fra José Rodríguez Carballo – nel cercare gli strumenti per far conoscere ai frati, ai vescovi e agli altri cattolici delle vostre rispettive circoscrizioni, il lavoro che svolgono i frati della Custodia nei vari campi in cui sono impegnati: la cura dei 49 santuari affidati alla custodia dei francescani; il lavoro pastorale in favore dei cattolici, non solo latini, della Chiesa locale, soprattutto attraverso le 29 parrocchie a noi affidate; il lavoro pastorale in favore dei cattolici provenienti da altri continenti, soprattutto di quelli che vengono dalle Filippine, dall’America Latina, dall’Europa dell’Est e dall’Africa; le opere sociali che realizza la Custodia, in particolare per offrire abitazioni alla gente con poche risorse economiche (350 case); il lavoro che la Custodia realizza nei 16 collegi che gestisce, frequentati da più di 10 mila alunni, non solo cattolici; il lavoro editoriale che svolge grazie a Franciscan Printing Press; l’animazione spirituale dei pellegrini, ai quali offre la possibilità di accoglienza nelle cinque Casa Nova al momento aperte; il lavoro culturale, scientifico e di insegnamento che realizza attraverso lo Studium Biblicum Franciscanum; l’attività ecumenica, soprattutto grazie al Franciscan Pilgrims Office; e il lavoro scientifico-culturale svolto dal Centro di Studi Orientali del Cairo».
Un compito non facile e forse un po’ usurato dal tempo. «Perché – si è chiesto il Custode di Terra Santra, fra Pierbattista Pizzaballa – facciamo così fatica oggi a sensibilizzare i vescovi e le Chiese locali?». E ancora: «Perché l’attività del Commissario è considerata generalmente un’attività per anziani? Cosa possiamo fare per cambiare questa opinione?».
Pizzaballa ha rammentato che i frati della Custodia di Terra Santa sono oggi 307. Appartengono a più di 30 nazionalità e sono distribuiti in 59 case sparse in 11 diversi Paesi, principalmente in Medio Oriente. L’età media è di 53,7 anni.
Fra Pizzaballa ha sottolineato come gli aiuti inviati alla Custodia si siano sempre riverberati sulle comunità cristiane locali: «Grazie all’attività e alla lungimiranza dei francescani dei secoli passati, si è riorganizzata in Terra Santa una Chiesa locale solida e composita allo stesso tempo: oltre ai latini, sono presenti melchiti (che costituiscono la maggioranza dei cattolici), armeni cattolici, siriani cattolici, ecc. Ancora oggi la Custodia è un punto di riferimento imprescindibile per la vita di queste Chiese».
Il congresso di Gerusalemme ha offerto ai Commissari l’opportunità di conoscersi tra loro, celebrare insieme nei principali santuari e metter mano a un Vademecum del Commissario con le linee guida del loro operare.