L'ultimo messaggio natalizio del vescovo anglicano di Gerusalemme contiene espressioni di congedo dai fedeli. A 70 anni, per Riah Abu El-Assal s'avvicina il momento della pensione. La successione è pronta e il vescovo ripercorre con gratitudine gli anni del suo ministero. Gli è attorno una comunità diocesana composta da settemila fedeli, sparsi nei Territori palestinesi, in Libano, Israele, Giordania e Siria.
Ha i toni del congedo il messaggio natalizio che il 23 dicembre scorso il vescovo anglicano di Gerusalemme e del Medio Oriente ha indirizzato ai fedeli della sua diocesi.
Riah Abu El-Assal compie 70 anni nel 2007 e il 15 aprile passerà il testimone al vescovo coadiutore Suheil Dawani, che lo ha affiancato per un biennio, così come lui stesso aveva fatto a suo tempo con il predecessore.
«Nulla è mai ultimato – scrive il presule anglicano nel suo breve testo – ma, per grazia di Dio, sempre in via di compimento. Ringrazio Dio per le molte prove e benedizioni che ho sperimentato negli ultimi 41 anni. Molto di ciò che ho potuto realizzare per la sua gloria, non sarebbe stato possibile senza di voi».
Il vescovo prosegue augurando ai fedeli che si avveri presto il suo sogno di una Terra Santa in cui ebrei ed arabi cristiani e musulmani sappiano vivere insieme in pace.
Riah Abu El-Assal è un arabo palestinese con passaporto israeliano. È nato a Nazareth da famiglia benestante di proprietari terrieri che avevano abbracciato la fede anglicana nel 1854. Il nonno paterno si fece un nome inaugurando la prima moderna agenzia di servizi per pellegrini della Galilea. Accadde nel 1893 e ben presto s’aprirono filiali anche a Jaffa, Gerusalemme e Tiberiade.
Con la sua famiglia, Riah Abu El-Assal ha vissuto il trauma della nascita dello Stato di Israele e della confisca delle terre, restituite solo dopo una vertenza legale durata 12 anni.
Da ragazzo l’attuale vescovo cantava nel coro parrocchiale di Nazareth. È lì che sente di dover diventare prete. Per seguire la vocazione viene inviato a studiare in India (prima a Calcutta e poi a Bangalore).
Torna nella sua terra nel 1965. Nel 1967 è destinato come vicario alla parrocchia di Nazareth, dove lavorerà per tre decenni. In quell’arco di tempo sposa Suad che gli darà un figlio e due figlie. Sempre in quegli anni entra nella lista nera degli apparati di sicurezza israeliani – «perché avevo osato incontrare Arafat», racconta lui -, che gli impediranno di recarsi all’estero dal 1986 al ’90.
Nel 1995 viene eletto vescovo coadiutore, con diritto di successione, della diocesi anglicana di Gerusalemme e del Medio Oriente. Dopo aver affiancato per oltre un anno il suo predecessore si insedia nella cattedrale di San Giorgio martire come tredicesimo vescovo di Gerusalemme (il terzo di etnia arabo-palestinese).
L’anglicanesimo ha preso piede nella città santa a partire dal 1841 con l’arrivo del primo vescovo, Michael Solomon Alexander, un rabbino convertitosi al cristianesimo. Quattro anni dopo è stata dedicata la prima chiesa: la Christ Church, presso la Porta di Giaffa.
La diocesi di Gerusalemme – con giurisdizione su Territori palestinesi occupati, Israele, Libano, Siria e Giordania – assume l’attuale fisionomia con una ristrutturazione che ha luogo tra il 1974 e il 1976.
Oggi si articola in 29 parrocchie assistite da una trentina di sacerdoti. I fedeli sono circa 7 mila. I dipendenti 1.500. Le fanno capo 34 istituzioni di carattere assistenziale, sanitario e scolastico.
Gli uffici centrali e la sede del vescovo sono presso la cattedrale di San Giorgio martire, situata a Gerusalemme Est, nei quartieri arabi che sorgono davanti alla Porta di Damasco.