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Una Terra Santa senza Cristo e cristiani

14/11/2006  |  Torino
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Una Terra Santa senza Cristo e cristiani

Educare e informare le giovani generazioni è un compito delicato e prezioso che va svolto con attenzione. Se lo è scordato l'Amministrazione comunale di Torino nel pubblicare, recentemente, un sussidio rivolto a insegnanti e studenti, per aiutarli a conoscere meglio il conflitto mediorientale e la difficile coabitazione di israeliani e palestinesi. Ebbene, quell'opuscolo racconta la storia con fragorose omissioni. Non si accenna all'esistenza, intorno all'anno 0, di un certo Gesù di Nazareth, né tanto meno si registra l'attuale presenza in quelle terre di un piccolo popolo di suoi seguaci. Svarioni o censure?


(a.g.) – Lo dice anche l’Unesco: l’emergenza educativa è al primo posto dell’agenda mondiale. Ben venga pertanto l’iniziativa del Settore Cooperazione internazionale e pace del Comune di Torino di pubblicare un sussidio informativo su passato e presente di Israele e Palestina e del loro sanguinoso conflitto.

L’amministrazione del capoluogo piemontese è da tempo impegnata con istituzioni e associazioni israeliane e palestinesi a favore del dialogo e della solidarietà.

Uno dei frutti è l’opuscolo Israele-Palestina. Palestina-Israele, scritto in collaborazione con varie organizzazioni pacifiste. Esso intende proporsi ai giovani (in particolare a quelli delle scuole superiori) e ai loro formatori, come «uno strumento per conoscere le vicende di quell’area del Medio Oriente e contribuire così alla costruzione di rapporti di pace».

Peccato però che il sussidio ne riscriva la storia alla carlona. Balza infatti subito agli occhi una clamorosa omissione: possibile che i curatori non abbiano notizia di un tal Gesù di Nazareth, detto il Cristo, nato in quei luoghi circa duemila anni fa? È curioso rilevarlo perché nella cronologia del testo non mancano i riferimenti «a.C.» e «d.C. ». Avanti e dopo chi?

Di Cristo non c’è nessuna traccia nel volume. Appena una riga per dire che «le popolazioni locali sotto l’impero bizantino si convertirono in gran parte al «cristianesimo» divenendo poi musulmane con l’espansione islamica nel VII secolo d.C.». Non manca però un riferimento alle Crociate. Ci sarà tuttavia una spiegazione se tra tutti i posti della terra furono realizzate proprio lì. Macché. Che quelli siano i luoghi di Cristo è solo un dettaglio superfluo.

Se nel sussidio la ricostruzione storica è lacunosa, non da meno è la descrizione odierna. Vano è infatti il tentativo di ritrovare il cristianesimo tra le religioni professate oggi. Certo, i cristiani sono attualmente circa 170 mila (80 mila cattolici), appena il 2 per cento della popolazione. Ma nel 1948, anno della fondazione di Israele, i seguaci di Cristo erano al 14 per cento. Potrebbe essere quindi utile menzionare le vessazioni e intimidazioni ancora attuali. Niente. E nemmeno un accenno all’opera di riconciliazione portata avanti dai cristiani in Terra Santa: il loro è un lavoro prezioso, unanimemente riconosciuto, non dovrebbe sfuggire a quanti si battono per la pace.

Al sussidio hanno collaborato enti come Progetto Sviluppo, istituto affiliato alla Cgil, da cui potrebbe essere immaginabile attendersi censure ideologiche. Però al testo hanno contribuito anche altre associazioni pacifiste, in cui non mancano i credenti. È vero poi che nella prefazione del volume si chiede scusa per le eventuali «omissioni», ma qui si è oggettivamente oltrepassato il limite.

Nelle intenzioni degli autori il sussidio dovrebbe permettere ai giovani una maggiore conoscenza. C’è da augurarsi invece che non finisca tra le mani di tanti studenti. Altrimenti «viva la squola!». Quella con la q.

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