Ottobre è il mese in cui i cattolici di tutto il mondo vengono ogni anno messi di fronte alla responsabilità più impellente: essere testimoni di colui che ha sconvolto e reso feconde le loro vite. Il nome passa di bocca in bocca da duemila anni: Gesù di Nazareth. Ma in quale Gesù crediamo? Domanda discriminante. I due autori del libro ci riportano al nucleo centrale: il Gesù della croce debole e sconfitto per amore. Lui, e solo lui, è anche il Signore risorto.
(g.s.) – Questo libro è essenzialmente espressione d’amore.
Anzitutto amore per il tema che propone e, più propriamente, per il suo nucleo: quel lampo nella storia umana che è Gesù di Nazareth crocifisso e risorto.
È un frutto, però, anche di quell’amore amicale – forma d’amore tra le più feconde – che lega i due autori in una fraternità fatta di collaborazione prolungata negli anni, reciproca gratitudine, rigore morale, stile di vita solidale e sobrio.
Ci pare opportuno segnalare il volume, benché non legato alle questioni del Medio Oriente, in un mese come quello di ottobre che i cattolici dedicano al tema della missione, dell’annuncio del Vangelo a tutti i popoli. Un annuncio che ovviamente riecheggia – o dovrebbe riecheggiare con particolare limpidezza – anche in Terra Santa, dove stupì e avvinse i primi annunciatori.
Il libro è diviso in due parti. Nella seconda, Luigina Barella propone tredici schizzi, apre tredici finestrelle sulla vita di altrettanti missionari – per lo più d’origine italiana – in terre latinoamericane, africane e asiatiche.
Una carrellata introdotta da una sessantina di pagine di riflessioni del biblista Bruno Maggioni. Da lì attingiamo gli stralci che andiamo a proporvi:
«Al centro dell’annuncio c’è Gesù, persona e storia. Egli è l’annunciatore e l’annunciato. (…) Se si parte soltanto – o anche prevalentemente – dalle domande che l’uomo già sente dentro di sé, c’è il rischio di arrivare a Gesù stretti nelle proprie domande, incapaci di cogliere tutta la bellezza del Vangelo, che non raramente esige che l’uomo corregga – o addirittura cambi – le proprie domande. Se si parte, invece, dalla figura di Gesù e dalla sua proposta, allora c’è la possibilità che l’incontro faccia sorgere domande più ampie e più consone. Il Vangelo fa sorgere le domande, non soltanto le risposte. Il Vangelo apre orizzonti più larghi dei bisogni che l’uomo immediatamente già avverte. Il fascino della figura di Gesù può far sorgere desideri prima neppure avvertiti. (…) Nessun altra parola, più di questa, sa parlare di Dio e dell’uomo. E in nessun’altra parola, più di questa, Dio è presente con la sua forza. (…)».
«L’annuncio è sempre un annuncio di novità. E questo avviene se si ha davvero il coraggio di ritornare al centro del Vangelo. (…) Dalla scelta di questo centro ermeneutico dipende la visione di Gesù, ma anche poi – di conseguenza – la figura del cristiano e della Chiesa. Certamente il centro è la croce/risurrezione, con una sottolineatura però – se mi è consentito – della croce, dove si è rivelata la novità del volto di Dio, la sua nascosta e imprevedibile identità: il volto dell’amore che si dona e salva l’uomo condividendone la sconfitta».
Eccoci ricondotti al Santo Sepolcro e all’incandescente tesoro di cui è scrigno.
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Bruno Maggioni – Luigina Barella
Fino ai confini della terra
Essere missionari oggi
Ancora, Milano 2006
pp. 144 – 10,00 euro