(g.s.) – Israel Zoller, illustre semitista, nacque nel 1881 in Galizia, nell’attuale Polonia.
Ebreo di stirpe, fu rabbino capo di Roma dal 1939 al 1945, dopo esserlo già stato a Trieste e aver insegnato letteratura ebraica all’università di Padova. Già all’arrivo in Italia il cognome era stato trasformato in Zolli. Nel ’45 mutò anche il nome, che divenne Eugenio all’atto in cui il rabbino – convertitosi al cattolicesimo – ricevette il battesimo.
Proprio per questa sua scelta, Zolli divenne una pietra d’inciampo nei rapporti tra ebrei e cattolici in Italia. I primi lo consideravano un rinnegato, i secondi si avvalevano della sua testimonianza per difendere la memoria di Pio XII, accusato di essere stato in silenzio davanti all’Olocausto.
Il libro di Gabriele Rigano, docente di Storia dell’Europa contemporanea all’Università per stranieri di Perugia, intende proporre una rigorosa ricostruzione biografica inserita nell’orizzonte degli eventi dell’ebraismo italiano e basata su documenti inediti.
È giunto il tempo ormai, sostiene l’autore, di affrontare il «caso Zolli» con l’attitudine degli storici e liberi da ogni pregiudizio e risentimento.
Nell’Appendice all’opera spiace l’assenza di un’opportuna cronologia biografica.
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Gabriele Rigano
Il caso Zolli
L’itinerario di un intellettuale in bilico tra fedi, culture e nazioni
Guerini e associati, Milano 2006
pp. 447 – 29,50 euro