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Donne di pace contro i check-point

09/08/2006  |  Gerusalemme
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Donne di pace contro i <i>check-point</i>
Palestinesi presso il Muro a Qalandia, in Cisgiordania.

Un'associazione composta da donne sorveglia i militari israeliani ai check-point. E ne denuncia soprusi e violazioni contro la popolazione civile palestinese. Sono le attiviste di Machsom Watch, nelle cui file milita anche Dana, la figlia pacifista del premier israeliano Ehud Olmert.


In ebraico si chiamano machsomim. Sono i posti di blocco voluti dallo stato d’Israele per circoscrivere i Territori occupati. Qui ogni giorno i militari israeliani controllano il passaggio dei palestinesi. Ma con gli occhi puntati addosso: sono essi stessi sorvegliati, guardati a vista. I loro superiori non c’entrano nulla, gli sguardi indiscreti sono quelli femminili del proprio popolo. Sono infatti donne israeliane le militanti di Machsom Watch, l’organizzazione per i diritti civili che vigila sull’operato dell’esercito israeliano. È nata nel 2001 e può contare su circa quattrocento socie. L’età media è abbastanza alta, 50-60 anni, ma non mancano le più giovani e tra queste rampolli illustri che non t’aspetteresti: come Dana Olmert, figlia trentenne del premier israeliano.

L’impegno quotidiano, anche in queste settimane di guerra, è estenuante: due volte al giorno le volontarie, divise in pattuglie, si avventurano lungo i seicento punti di controllo disseminati nei Territori occupati. Saltano da un check-point a un altro passandone al setaccio almeno cinque in circa sette ore di lavoro: osservano e segnalano eventuali soprusi dei soldati, intervengono in difesa dei palestinesi qualora nascessero delle dispute. A fine giornata ogni pattuglia produce un rapporto che verrà poi pubblicato sul sito www.machsomwatch.org

Machsom Watch contesta a priori l’istituzione dei posti di blocco il cui scopo sarebbe solo quello di impedire il libero passaggio dei residenti palestinesi fra i loro villaggi e città. Denuncia soprattutto l’arbitrarietà degli orari di controllo che crea grandi difficoltà agli abitanti dei Territori nel raggiungere i luoghi di lavoro, le scuole o gli ospedali. Le forze israeliane, d’altro canto, non hanno nessuna intenzione di smobilitare. Hanno l’ordine imprescindibile di scovare e fermare potenziali attentatori suicidi e mal sopportano interferenze. L’insofferenza dei soldati per le petulanti militanti di Machsom Watch è spesso palese e condita da insulti volgari. Ma le donne di questa associazione ormai non ci badano più.

«Dopo cinque anni – assicura la loro portavoce Adi Dagan – il bilancio di Machsom Watch non può dirsi certo esaltante. Non siamo riusciti a far rimuovere un solo posto di blocco. Però la nostra è una missione di lungo termine e nell’immediato ci consola l’espressione raggiante delle donne palestinesi quando ci incontrano ai checkpoint». I militari israeliani sono avvisati: le avranno ancora per molto alle calcagna.

 

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