Isola felice
La Sardegna ha un grande amore per la Terra Santa. Lo scriva. Lo scriva bene in grande». Padre Antonio Cugusi quando parla della sua gente si infervora. E insiste. «Siamo una regione povera, senza grandi mezzi economici. Eppure diamo un consistente aiuto alla Terra Santa. C’è un legame particolare tra la nostra isola e i Luoghi Santi, un rapporto che dura da centinaia d’anni. Da quando nel Settecento venne inaugurato a Cagliari il Commissariato di Terra Santa».
Padre Antonio, nativo di Fonni (Nuoro), «a mille metri d’altitudine, il comune più alto della Sardegna», forse per questo suo essere montanaro ha sempre guardato con grande amore al Monte Sion: «La passione per Gerusalemme e i Luoghi Santi me la porto dentro da sempre. E anche oggi che sono parroco, e che perciò non posso dedicarmi alla Terra Santa a tempo pieno, ho negli occhi e nel cuore le salite a Gerusalemme e al Sinai, un’esperienza di grande fede, che vorrei comunicare anche alla mia gente».
Entrato nei frati minori a 14 anni, dopo la scuola di avviamento professionale, grazie all’esempio di alcuni padri francescani che seppero cogliere e coltivare la sua vocazione, padre Antonio completa gli studi ginnasiali in Sardegna, poi passa a Bologna per il liceo e per gli studi di teologia. «Sono stato ordinato nel 1975, quindi vado per i 31 anni di sacerdozio. Ricordo con grande gioia i 12 anni di predicazione al popolo in giro per l’Italia, dal Nord al Sud, isole comprese. In ogni occasione non ho mai mancato di portare il messaggio della Terra Santa. È stata una grande esperienza pastorale, che mi ha permesso di vivere in mezzo alla gente e d’incontrare tante comunità cristiane».
Dal 1993, oltre alla parrocchia, padre Antonio è anche Commissario di Terra Santa per la Sardegna, nella storica sede di Bonorva, in provincia di Sassari. Di questa esperienza parla con grande orgoglio. «Tocco con mano la disponibilità della gente semplice, che è attenta ai bisogni di chi ha ancora meno. Parlare di Terra Santa significa anche chiedere di sostenere progetti concreti, come le adozioni a distanza che promuoviamo come Commissariato. Poi l’attività più ordinaria: la predicazione, le Giornate di Terra Santa, i pellegrinaggi… Sono felice di poter proporre un pellegrinaggio anche ai miei parrocchiani per questo agosto… Ci sto lavorando e credo che si possa concretizzare».
Nel lavoro a servizio della Terra Santa padre Antonio non è solo. Può contare (realtà invidiata in molte parti d’Italia) su un piccolo esercito di zelatrici e zelatori di Terra Santa, volontari sparsi in tutta la regione, che fanno da riferimento per la raccolta di offerte e per le varie attività di animazione. «Sono una cinquantina di persone, in prevalenza donne, eredi naturali dei nostri frati collettori. Cerco di curare il rapporto con questi volontari, di andarli a trovare, di valorizzare il loro lavoro, che è la vera risorsa nascosta della Sardegna. Anche grazie alla loro opera c’è un legame vitale con le comunità cristiane. Lo si vede anche nei risultati della Colletta del Venerdì Santo: parroci e i vescovi sentono molto l’impegno verso la Terra Santa».
Padre Antonio, qual è il messaggio della Terra Santa oggi?
«Il messaggio dei Luoghi Santi è antico e nello stesso tempo sempre nuovo: la conversione e la sequela di Gesù, che ci dona la speranza. Credo che mai come oggi ci sia bisogno di questa speranza. Dalla Terra Santa arriva in sostanza l’invito a non avere paura e a camminare speditamente e con fede sulla strada della salvezza».