Una nuova esperienza di dialogo e collaborazione ha visto la luce nelle scorse settimane in Israele e Palestina. Si chiama «Combattenti per la pace», ed è una associazione formata da ex componenti dell'esercito israeliano e delle fazioni palestinesi.Scopo dell'associazione è quello di promuovere il dialogo, la pace e la giustizia per favorire la fine del sanguinoso conflitto che tocca la regione. Chi ha conosciuto l'abisso della guerra, sostengono questi combattenti senz'armi, può ben dire una parola sulla necessità di arrivare a una pace giusta.
Una nuova esperienza di dialogo e collaborazione ha visto la luce nelle scorse settimane in Israele e Palestina. Si chiama «Combattenti per la pace», ed è una associazione formata da ex componenti dell’esercito israeliano e delle fazioni palestinesi. Una cinquantina di membri di questo nuovo germoglio di pace si è trovata a Gerusalemme in occasione della Pasqua ebraica, che coincide anche con la Giornata del prigioniero che i palestinesi celebrano per ricordare i detenuti nelle carceri israeliane. Dell’evento ha dato notizia un reporter del Christian Science Monitor, che ha incontrato questi ex-nemici che hanno deciso di chiamarsi fratelli. Scopo dell’associazione è infatti quello di promuovere il dialogo, la pace e la giustizia per favorire la fine del sanguinoso conflitto che tocca la regione. Chi ha conosciuto l’abisso della guerra, sostengono questi combattenti senz’armi, può ben dire una parola sulla necessità di arrivare a una pace giusta.
Tra i promotori di questa iniziativa c’è Yonatan Shapira, per 15 anni membro d’élite delle Forze di difesa israeliane, che è riuscito a coinvolgere nell’impresa un gruppo di militanti palestinesi di al-Fatah i quali hanno accettato di entrare a far parte dell’organizzazione. «Molti palestinesi vedevano per la prima volta un soldato israeliano disarmato. Noi israeliani ci siamo trovati viceversa a parlare con gli uomini che avevamo a lungo combattuto». Dopo una serie d’incontri mensili, la decisione di arrivare a una forma più stabile di azione sociale e di sensibilizzazione. Del gruppo fa attualmente parte una novantina di ex soldati di entrambe le parti, di età compresa tra i 20 e i 60 anni.
L’iniziativa – c’era da aspettarselo – non ha certo suscitato l’entusiasmo delle autorità di Israele e Palestina. Per il governo di Tel Aviv gli ex-soldati che parlano con i nemici sono una presenza poco gradita. Per il governo integralista di Hamas questi combattenti che hanno deposto le armi sono doppiamente traditori.
Le difficoltà non mancano, insomma. La maggiore è legata alle pastoie burocratiche e alle norme di sicurezza che vietano la libera circolazione tra Israele e Territori. Abituati a lottare, i «Combattenti per la pace» non demordono. Tra gli obiettivi futuri, una campagna contro gli insediamenti illegali dei coloni ebrei in Cisgiordania e in favore della creazione di frontiere stabili, definitive e condivise tra Israele e il futuro Stato palestinese.