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La testimonianza di fra Giorgio Vigna, Commissario di Terra Santa per il Piemonte. «Visitai i Luoghi Santi per la prima volta vent'anni fa, quasi controvoglia. Partii scettico, ma dovetti ricredermi».

Responsabilità e impegno per i cristiani di Terra Santa

Chiara Tamagno
28 aprile 2006
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Responsabilità e impegno per i cristiani di Terra Santa
Fra Giorgio Vigna, Commissario di Terra Santa per il Piemonte

Al primo piano del convento di Sant’Antonio da Padova a Torino si respira aria di Terra Santa: lungo il corridoio le mappe satellitari della faglia giordanica e del deserto, le foto del souk e del Muro occidentale, nelle vetrinette gli oggetti in legno di ulivo e madreperla… Un’immagine luminosa della grotta di Nazareth rischiara l’ufficio di fra Giorgio Vigna, dal 1997 Commissario di Terra Santa del Piemonte.

Aostano di poche parole, risponde alle domande con pacata essenzialità: «Visitai per la prima volta la Terra Santa vent’anni fa e controvoglia. Il Commissario di allora insistette perché mi rendessi conto che quei luoghi erano segni parlanti, fondamentali per capire la Bibbia cui mi dedicavo con passione. Partii scettico, ma dovetti ricredermi».

A quel primo viaggio ne seguirono altri: fra Giorgio si fece più volte pellegrino, poi accompagnatore di gruppi, soggiornò e studiò all’Istituto biblico di Gerusalemme per perfezionarsi in Scienze bibliche, materia di cui è stato docente a Torino.

Nel 1997 arrivò «inaspettata» la nomina a Commissario di Terra Santa: «Fu per me l’inizio di una nuova sfida per mettermi a servizio della Chiesa. Iniziai col rendermi conto delle necessità della Terra Santa e delle aspettative della gente qui in Piemonte: i cristiani in Terra Santa avevano bisogno di risorse economiche e di un maggior riconoscimento sociale presso israeliani e palestinesi, mentre i cristiani della mia regione dimostravano un forte interesse per i luoghi della fede, desiderosi di offrire aiuto e di farsi pellegrini». Un impegno che si è intensificato a partire dal 200o, con l’inizio della seconda Intifada.

Proprio nello stesso periodo il Commissariato piemontese riceve una nuova ventata missionaria: «Un dono della Provvidenza, imprevedibile come al solito. Mi trovai di fronte a tre persone che offrivano tempo e competenze per aiutare la Terra Santa e questo mi consentì di sviluppare più efficacemente le linee di intervento che mi ero proposto».

Il Commissariato cambiò configurazione e si aprì al coinvolgimento diretto di laici, così anche oggi fra Giorgio può contare su tre volontari e su una rete di amici e sostenitori. «Il nostro primo obiettivo è la sensibilizzazione dei cristiani verso la Terra madre della nostra fede. Cerchiamo di far conoscere e amare la Terra Santa, le sue bellezze e le sue povertà, attraverso incontri di formazione che spesso culminano nel pellegrinaggio, occasione di conoscenza per eccellenza. La seconda linea di intervento è la raccolta fondi, attraverso varie iniziative, come concerti, cene, giornate parrocchiali dedicate ai cristiani che vivono nella Terra di Gesù».

All’interno del Commissariato ha anche costruito un «Ponte di pace», cioè un’associazione onlus che condivide gli stessi obiettivi e che collabora in modo sinergico: «Ponte di pace è nata due anni fa e ci consente di essere più efficaci nella raccolta di fondi e di coinvolgere tutti coloro che a vario titolo vogliono dare una mano alla Terra Santa. Per ora ci siamo lanciati nei Progetti delle borse di studio per gli studenti cristiani di Terra Santa. Ma siamo giovani e sogniamo di crescere…».

In questi otto anni di servizio, è cambiato qualcosa nei cristiani di Terra Santa e in quelli del Piemonte? «In Terra Santa è più forte la necessità economica e l’urgenza di una solida formazione umana e religiosa per fronteggiare le pressanti sollecitazioni politiche, sociali, interreligiose. Qui in Piemonte è cresciuto l’interesse verso questo angolo del mondo sempre sotto i riflettori, ma sono anche cresciute le riserve verso i pellegrinaggi, ritenuti erroneamente insicuri. Purtroppo sono pure diminuite le offerte, penso a causa della generale crisi economica. Per questo resta urgente l’opera di sensibilizzazione: il cristiano deve sentire la propria responsabilità e il proprio impegno, qui e in Terra Santa».

Un’opera che fra Giorgio porta avanti con determinazione, fedele a una tradizione missionaria che ha visto impegnati tanti frati piemontesi. Tra questi padre Maurilio Sacchi, già Custode di Terra Santa, suo maestro di vita e di servizio: «Ho fatto tesoro dei suoi consigli e del suo modo di lavorare, rispettoso e deciso, da buon piemontese infaticabile e silenzioso. Mi lasciò nel cuore una passione umile e grande per la Terra di Gesù, un invito a servirla nella complessità e ad amarla nel suo fascino inesauribile».

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