Non sono pochi i libri su Gerusalemme esposti nelle vetrine delle librerie. La più parte però verte sull'attualità o sulla storia sociale e politica. La valenza religiosa di una città come Gerusalemme è molto spesso richiamata per evocarne i conflitti interreligiosi e intrareligiosi passati e presenti.Molti lettori sentono il bisogno di opere sulle radici bibliche e la tradizione ebraica e cristiana della Città Santa. Questo libro di Elena Lea Bartolini risponde a un tale bisogno.
Non sono pochi i libri su Gerusalemme esposti nelle vetrine delle librerie, né sono rare le informazioni fornite dai media su questa emblematica città. Osserviamo però che la più parte di tali pubblicazioni vertono sull’attualità o sulla storia sociale e politica. La valenza religiosa di Gerusalemme è molto spesso richiamata per evocarne i conflitti interreligiosi e intrareligiosi passati e presenti. Ci sentiamo tuttavia consolati al pensiero che molti lettori sentano la scarsità di opere sulle radici bibliche e della tradizione ebraica e cristiana della Città Santa (sono le stesse profondità che rendono santa la città anche per l’islamismo). Tali lavori sono un indispensabile servizio alla verità.
Il libro della Bartolini, docente di giudaismo presso il Centro studi del Vicino Oriente di Milano, appartiene alla piccola serie di questi lavori. Nella brevità di un centinaio di pagine, con un linguaggio accessibile ai non specialisti, percorre i principali testi ebraici biblici e postbiblici necessari per cogliere il significato religioso di Gerusalemme.
Il primo capitolo («Un nome particolare») è dedicato all’analisi formale del nome ebraico Jerushalajim: i significati di «pace», «giustizia» e «presenza divina» in esso contenuti dicono la speciale vocazione della Città Santa: la vocazione ad essere «spazio di benedizione aperto a tutte le famiglie della terra» (p. 24).
Il secondo capitolo («In una terra particolare») colloca Gerusalemme nel contesto teologico della Terra. Anche in questo caso, dalla semplice analisi linguistica delle parole usate nella bibbia ebraica già emerge la portata religiosa dello spazio geografico. Infatti ‘eretz Jisra’el (Terra di Israele) è lo spazio in cui il popolo di Dio vive in forza e per l’alleanza donata, è lo spazio scelto da Dio per farvi abitare il suo nome. Perciò è Terra Santa (p. 31), di una santità assicurata contemporaneamente dalla promessa divina e dalla risposta umana nell’osservanza della Torah (p. 32). Alla Terra e alla Torah poi è legata al servizio sacerdotale di Israele: essere testimone di santità tra i popoli (p. 35). Infine, la relazione di Israele con la Terra è indicata dalla tradizione ebraica anche in termini sponsali, secondo i quali la Torah è il documento di fedeltà che sigilla le nozze tra YHWH e il popolo (p. 36).
Al terzo capitolo («Nel segno della presenza divina») è affidato il tema principale: la centralità di Gerusalemme rispetto al resto del mondo. È in essa infatti che Dio ha voluto porre la sua shekinah (presenza, dimora). Ciò spiega perché anche la storia politica e militare di Israele ruota attorno alla Città Santa. Gerusalemme: la città del mistero, la città della nostalgia viscerale di Dio e dell’uomo, della memoria inviolabile, il punto geografico verso cui si volge l’occhio e il cuore del giudeo.
L’ultimo capitolo («Luce per le genti») considera Gerusalemme in relazione con le genti. Essa è per tutti i popoli del mondo la città madre, la casa di preghiera. Si può pertanto affermare che da Gerusalemme, dal suo mistero e dalla sua centralità parte la sfida della pace. Gerusalemme è chiamata ad essere per sempre il luogo del fascino e delle contese.
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Elena Lea Bartolini
Per amore di Tzion
Gerusalemme nella tradizione ebraica
Effata Editrice, Cantalupa (Torino) 2005
pp. 112 – 10,50 euro