«Giudaismo, cristianesimo e islam credono in un unico Dio, creatore del cielo e della terra. Ne consegue che le tre religioni monoteiste sono chiamate a cooperare tra loro per il bene comune dell’umanità, servendo la causa della giustizia e della pace del mondo». Con queste parole Benedetto XVI si rivolgeva il mese scorso in Vaticano all’American Jewish Committee, associazione fondata nel 1906 negli Usa con lo scopo di combattere l’antisemitismo.
Anche nel mondo musulmano ed ebraico, fortunatamente, il tema della pace comincia ad avere rispondenza. L’idea di un impegno ancora più stringente per la pace e il dialogo è stata rilanciata dal rabbino capo d’Israele Yona Metzger durante il secondo Congresso internazionale degli imam e dei rabbini per la pace che si è tenuto a Siviglia, Spagna, dal 19 al 22 di marzo, e a cui hanno partecipato 53 rabbini, 62 imam e 71 esperti delle varie confessioni religiose.
Secondo Metzger è opportuno che si arrivi alla costituzione di una sorta di Onu delle religioni, un organismo che possa affiancarsi nelle questioni più delicate alle vie diplomatiche, stabilendo ponti e legami solidi in nome della pace e del dialogo. L’iniziativa ha trovato appoggio anche da parte dell’imam di Gaza Imad al-Faluji, che ha messo in evidenza la necessità di una cooperazione delle religioni per il bene comune. Netta la condanna sia da parte ebraica sia da parte musulmana verso tutti coloro che strumentalizzano la religione per fini politici e arrivano a uccidere in nome di Dio.
Mentre ci prepariamo alla Pasqua, questi segni di dialogo – ancorché piccoli – aprono alla speranza. C’è da augurarsi che non restino lettera morta e che le religioni trovino insieme la strada per abbandonare le vie di morte e per celebrare la vita.