Per me, il moltiplicare i pellegrinaggi a questa santa città assume oggi un’importanza straordinaria di cui prima di oggi non avrei saputo farmi un’idea. Il mio taccuino in questi giorni si è venuto riempiendo di appunti, di impressioni, di note, che mi tornerà caro rivedere nelle ore tranquille a casa, a consolazione del mio spirito. I piccoli cenni mandati sul giornale sono proprio nulla di tutto ciò che ho veduto e che avrei potuto dire, e dire un po’ meglio, se la mancanza assoluta di un momento libero non me l’avesse impedito. Intanto noi, tornando a casa nostra, diremo a tutti le meraviglie di Terra Santa, perché a tutti i fratelli d’Italia vengano qui a gustarle come noi».
Ripenso spesso al diario di don Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII e mio conterraneo, steso giusto cento anni fa, in occasione della sua visita ai Luoghi Santi. Trovo in quelle righe molte delle emozioni, dei pensieri, che anch’io, come ogni cristiano, ho provato in occasione della mia prima venuta in Terra Santa. Non sapevo ovviamente allora che il Signore desiderava che questa terra, questa città, diventassero la mia casa. E che io fossi chiamato ad un compito tanto delicato e importante per conto della Chiesa universale.
«Dire a tutti le meraviglie della Terra Santa» potrebbe essere lo slogan anche di questo nuovo corso della nostra rivista, che si presenta al pubblico italiano in una nuova veste, pur nella fedeltà alla sua tradizione e alla sua storia. Raccontare le meraviglie di questa Terra Santa – dal punto di vista della fede, dell’archeologia, della storia – significa rendere grazie per le resurrezioni, ma dire anche dei dolori, dei conflitti e delle questioni aperte. Per cercare con onestà e in spirito di verità di comprendere le ragioni degli uni e degli altri, per percorrere insieme la strada del dialogo, della comprensione e dell’unità tra le Chiese cristiane e tra le religioni che vivono e convivono in questa parte di mondo che ci è particolarmente cara.
Dei luoghi della rivelazione biblica e dell’incarnazione del Cristo da un punto di vista dell’informazione, in Italia c’è un grande vuoto. Se ne parla su stampa e televisione quasi solo a proposito del conflitto tra Israele e Palestina. Il patrimonio di spiritualità, storia e cultura che la Terra Santa racchiude rimane prerogativa di pochi. Anche chi si incammina verso Gerusalemme come pellegrino, nella maggior parte dei casi, ha un retroterra approssimativo dal punto di vista sia contestuale sia biblico e culturale. D’altra parte, c’è un costante invito da parte del Papa, dei vescovi e dei leader delle Chiese cristiane in Terra Santa ai pellegrini, affinché non abbandonino i Luoghi Santi e si facciano più prossimi alle comunità locali.
La nostra rivista vuole essere uno strumento per avvicinare le comunità cristiane di tutto il mondo alla Chiesa che è in Israele e in Medio Oriente. Vuole essere un canale d’informazione e di formazione per narrare a tutti, oggi come cent’anni fa, le meraviglie della Terra che ha generato il Salvatore del mondo. E per invitare, come scrisse il futuro Papa buono, i nostri fratelli italiani a farsi pellegrini in questa terra, per gustare i frutti spirituali della visita ai Luoghi Santi e per testimoniare la loro vicinanza e il loro affetto alle comunità cristiane locali, provate spesso da una situazione di discriminazione e di emarginazione sociale.
(Padre Pierbattista Pizzaballa è il Custode di Terra Santa)