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Il Romitaggio che sorge accanto alla basilica dell'Agonia, alle pendici del Monte degli Ulivi a Gerusalemme, è un luogo di discernimento e preghiera per pellegrini, religiosi e cristiani locali.

Getzemani. Pace tra gli ulivi

Giuseppe Caffulli
28 aprile 2006
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Nei pressi della basilica dell’Agonia, al Getzemani, sorge il Romitaggio, un centro di preghiera e di adorazione eucaristica visitato ogni anno da molti pellegrini alla ricerca di silenzio e di un incontro personale con Cristo, che qui ha accettato la passione. A volere e a fondare questo eremo è stato padre Giorgio Colombini, frate minore della Provincia dell’Emilia Romagna, classe 1928. Giunto in Terra Santa dopo una lunga esperienza in parrocchia, si è subito innamorato di questo luogo. «Avevo chiesto ai superiori di mandarmi lontano – racconta – in un luogo dove poter avere una forte esperienza di preghiera. E mi hanno mandato appunto al Getzemani. Ho visto subito questo grande giardino abbandonato e mi sono detto… Come è possibile che nel luogo della preghiera di Gesù, nei pressi del santuario che ricorda la lotta interiore e la passione del Cristo, ci sia una situazione simile? Così mi sono messo in testa di avviare un’esperienza di preghiera».

Con padre Giorgio oggi c’è Daria, una laica consacrata della diocesi di Bergamo, che lo affianca nella gestione del Romitaggio: «Se Gesù invita i suoi a restare con lui – spiega Daria – il venire qui è una chiamata. Questo è un aspetto che dovrebbe essere tenuto presente, ha un significato profondo. La ricchezza di questo luogo è anche la preghiera di chi c’è stato e qui ha trovato Gesù». Il Romitaggio del Getzemani è stato benedetto il 5 luglio 1987 dall’allora padre Custode di Terra Santa fra Carlo Cecchitelli. La struttura, costituita da una decina di piccoli eremi, ospita persone che avendo già visitato i Luoghi Santi, chiedono di fermarsi a pregare in solitudine. «Siamo sul monte escatologico per eccellenza – interviene Daria -. Restando qui, noi siamo nel cuore del mistero della salvezza. Pregare al Getzemani significa condividere appieno il mistero della croce. Ma di una croce gloriosa. Perché qui Gesù Cristo ha detto il suo Amen».

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