Modello di fede anche per ebrei e musulmani, Abramo compie un itinerario al centro di se stesso.
Il cristianesimo sostiene che Dio si è raccontato nella storia secondo la capacità dell’uomo di capirlo. Così succede che la percezione di Dio nelle prime pagine della Bibbia sia ancora parziale e confusa e che, nel progredire dell’esperienza di fede tra un popolo e un misterioso Dio, si aggiungano delle luci che danno colore e forma alla comprensione iniziale, fino ad arrivare a Gesù, pieno rivelatore del Padre. Questo divenire della comprensione dell’uomo nei riguardi di Dio si chiama «Storia della salvezza». Mi piace che la fede associ la parola «storia», che per noi indica una lunga successione di catastrofi e guerre, alla parola «salvezza». Diventa perciò interessante rileggere alcune pagine della Scrittura, per cogliere questa evoluzione, per individuare questa crescita. Noi usiamo una pedagogia simile a quella di Dio: il modo che abbiamo di insegnare la matematica ad un bimbo di sei anni, ad un adolescente di tredici e ad un giovane universitario è molto diverso, pur insegnando la stessa materia. Il modo di cogliere Dio e le sue peculiarità in Abramo, in Mosè, in Davide, evolve in maniera considerevole.
Lo scorso numero abbiamo impostato il problema: molti fedeli credono di credere e lo fanno in assoluta buona fede. Abbiamo tutti una connaturale idea di Dio, più o meno simpatica. Questo non significa essere cristiani! Io non credo in Dio, credo nel Dio che Gesù è venuto a raccontarmi. Spesso, tutta la nostra vita consiste in una conversione, un passaggio: dal Dio che ho nella mia testa al Dio che Gesù è venuto a raccontare. Vogliamo rileggere alcune pagine del Primo Testamento, per capire come Dio si è raccontato, come ha aiutato l’uomo, malgrado le sue fragilità e le sue fatiche, a scoprire il suo «dentro» e la sua chiamata. Il primo brano che approfondiremo, è la chiamata di Abramo. È straordinario pensare che due miliardi di persone (noi, i fratelli ebrei e i musulmani) considerino quest’uomo il modello della fede. Di Abramo sappiamo ben poco: la tradizione rabbinica ci dice che suo padre, Terach, fosse un costruttore di idoli. Abramo è realizzato, vive in una città ricca, è nel pieno della sua maturità umana ed affettiva. Eppure gli manca qualcosa, sente l’inquietudine dell’essere. Un giorno sente la chiamata misteriosa di una divinità senza nome e senza volto che gli dice: «Leck Leckà», tradotto nelle nostre Bibbie con «Esci dalla tua terra». Ben più sottile è la traduzione corretta: «Vai a te stesso» o, ancora «Vai, a tuo vantaggio». Il movimento che fa Abramo non è di lasciare un luogo, ma di entrare in se stesso, per interrogarsi su ciò che egli è diventato. Contrariamente agli idoli che deve costruire, il Dio misterioso non chiede di uscire fuori, verso l’idolo, ma entrare dentro per scoprire il duplice volto di Dio e dell’uomo. Abramo partirà in questo viaggio misterioso che lo porterà a scoprire i propri limiti e l’immenso volto del Dio che lo invita all’essenziale.
Il testo biblico di riferimento è: Genesi 12, 1-3
(L’autore è sacerdote della diocesi di Aosta e cura il sito Internet: www.tiraccontolaparola.it)