In Terra Santa si conta una settantina di santuari cristiani, di cui cinquanta in mano ai francescani e affidati alle cure di frati responsabili e sacrestani. Religiosi che nel corso del loro ministero incontrano innumerevoli pellegrini e svolgono quindi un ruolo delicato. Per loro la Custodia promuove specifici momenti di formazione e confronto. L'ultimo nel febbraio scorso.
(g.s.) – Le statistiche della Custodia dicono che in Terra Santa ci sono oggi una settantina di santuari cristiani piccoli e grandi. Cinquanta sono di proprietà esclusiva dei francescani; tre sono in comproprietà con altre Chiese cristiane; nove appartengono esclusivamente a queste ultime, mentre tre sono stati trasformati in moschee o sono in mano a ebrei e musulmani.
Le cifre fanno comprendere quanto non sia secondario il ruolo dei frati responsabili e sacrestani dei vari santuari, di coloro che oltre a badare al decoro delle mura sono anche preposti a una buona accoglienza dei pellegrini. Per rimotivarli nel loro servizio e fornire un’opportunità di aggiornamento la Custodia, il 23 febbraio scorso, ha organizzato una giornata di riflessione dedicata a questi frati che sono stati convocati presso il convento di San Giovanni Battista a Ein Karen (Israele).
La mattinata si è aperta con il saluto di padre Pierbattista Pizzaballa che ha presentato la finalità dell’incontro a cui sono seguite due relazioni. Il vicario custiodiale, padre Artemio Vítores, ha parlato di «carisma francescano al servizio dei Luoghi Santi», mentre padre Raffaello Tonello è intervanuto su «L’aspetto liturgico-pastorale del Santuario e l’accoglienza dei pellegrini. Elementi pratici».
Nel pomeriggio la giornata è proseguita con i lavori di gruppo le cui risultanze sono confluite nell’assemblea finale. Ed è proprio in questa seconda fase della giornata che sono i partecipanti hanno potuto prendere la parola e confrontarsi su tanti problemi concreti del loro servizio quotidiano. Parecchie le questioni e richieste emerse, di maggiore o minor rilievo. Ne elenchiamo solo alcune: incentivare la sicurezza di alcuni santuari; migliorare il coodinamento e il flusso di informazioni con le agenzie turistiche, soprattutto per quanto concerne la prenotazione di celebrazioni liturgiche; rendere più complete – e in varie lingue – le istruzioni sui comportamenti da tenere entro i luoghi sacri (dal non vociare fino al non fumare e non introdurre armi…).