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Le scuole cristiane riaprono i battenti in Israele, nonostante tutto

Carlo Giorgi
1 settembre 2016
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Le scuole cristiane riaprono i battenti in Israele, nonostante tutto
Nei corridoi di una scuola cattolica femminile a Gerusalemme Est. (foto d'archivio di Hadas Parush/Flash90)

S'apre oggi l’anno scolastico in Israele. E tornano sui banchi anche i 33 mila studenti delle 47 scuole cristiane del Paese. Ma i problemi sollevati lo scorso anno non sono stati risolti.


In Israele l’anno scolastico inizia oggi, primo settembre. E questa volta, diversamente dallo scorso anno, si recheranno a scuola regolarmente anche i 33 mila studenti delle 47 scuole cristiane del Paese. Nel 2015, infatti, insegnanti e studenti delle scuole cristiane aderirono a un lungo sciopero che durò 27 giorni consecutivi. Una protesta fatta di sit-in, manifestazioni, interviste, colloqui con le autorità statali, che portò la questione delle scuole cristiane alla ribalta nel Paese.

La protesta era motivata dal fatto che il governo israeliano aveva progressivamente diminuito il finanziamento riservato alle scuole cristiane, tagliandolo del 45 per cento in sei anni; al tempo stesso il governo aveva imposto un tetto massimo alle rette scolastiche che le scuole cristiane potevano chiedere alle famiglie degli studenti. Questi due provvedimenti insieme avevano causato un tracollo finanziario che metteva a serio rischio l’esistenza stessa degli istituti. Nel 2015 lo sciopero terminò per l’impegno del governo israeliano a versare, entro il 31 marzo 2016, 50 milioni di shekel (equivalenti a 11,8 milioni di euro) per venire incontro alle necessità delle scuole cristiane. Impegno ad oggi non ancora onorato.

Per risolvere la questione posta dalle scuole cristiane, lo scorso settembre venne costituita una commissione mista, composta da rappresentanti del governo e delle scuole cristiane e presieduta da Shimshon Shoshani, direttore generale del ministero dell’Educazione israeliano. La commissione, dopo alcuni incontri, ha proposto alle scuole cristiane di inserirsi nel sistema dell’istruzione statale, mantenendo però l’autonomia su alcune ore di insegnamento settimanali, finalizzate a «rafforzare e preservare l’identità cristiana e lo stile di vita cristiano delle scuole». Soluzione non condivisa dai rappresentanti delle scuole cristiane.

«Nonostante i problemi che ancora sussistono, quest’anno abbiamo deciso di iniziare le lezioni regolarmente – spiega fra Marwan Di’des, direttore dell’ufficio centrale delle scuole della Custodia di Terra Santa –. La commissione che riunisce scuole cristiane e rappresentanti del governo infatti continua a riunirsi e speriamo che presto arrivi ad una soluzione».

Dei 47 istituti cristiani attivi nello Stato d’Israele, 8 sono quelli gestiti dalla Custodia. Il ministero dell’istruzione israeliano ha recentemente pubblicato la lista delle 277 scuole migliori del Paese, per il loro livello educativo e sociale. Ai primi posti di questa speciale classifica si trova una delle scuole della Custodia: il Terra Sancta College di Acri.

«È il secondo anno consecutivo che il ministero ci pone tra le migliori scuole israeliane – racconta fra Quirico Calella, direttore dell’istituto –. Cosa che ci fa molto piacere perché siamo orgogliosi del contributo che diamo alla società locale. D’altra parte mantenere un livello qualitativo alto è molto difficile dovendo rinunciare ai finanziamenti statali. Fino a 3 o 4 anni fa, quando ancora c’era un sostegno significativo, potevamo aiutare meglio i ragazzi, aprendo specializzazioni nuove in diverse classi per valorizzare i loro talenti. Ad esempio era possibile aumentare le ore di fisica, matematica o elettronica anche solo per piccoli gruppi di studenti. È chiaro che questo si può fare se esiste un finanziamento statale. Invece ora da una parte sta mancando il sostegno pubblico, dall’altra lo Stato chiede che le rette degli studenti non superino un tetto stabilito. Da parte nostra poi, come scuole cattoliche, veniamo in aiuto delle famiglie in difficoltà evitando di far pagare la retta completa. In questo modo diventa difficile offrire ai ragazzi tutti i servizi che vorremmo…».

Oggi l’anno scolastico si apre anche in Giordania, mentre nei Territori palestinesi è già iniziato sabato 28 agosto.

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