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Moropoulou: Apre il cantiere al Santo Sepolcro

Carlo Giorgi
25 maggio 2016
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Moropoulou: Apre il cantiere al Santo Sepolcro
L'ing. Antonia Moropoulou, docente al Politecnico nazionale di Atene.

A giorni inzia il restauro dell’edicola del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Ne parliamo con la responsabile scientifica, l'ing. Antonia Moropoulou del Politecnico di Atene.


Dopo anni di sopralluoghi, attente valutazioni e incontri tra i responsabili delle Chiese di Gerusalemme, il cantiere per il restauro dell’edicola del Santo Sepolcro finalmente apre: «Con tutta probabilità inizieremo entro la fine di questa settimana; in ogni caso entro fine maggio», assicura Antonia Moropoulou, ingegnere chimico, docente del Politecnico nazionale di Atene e coordinatrice scientifica dei lavori. «Non possiamo ancora prevedere la durata dei restauri – spiega Maropoulou nell’intervista rilasciata a Terrasanta.net –, ma abbiamo organizzato le cose in modo che l’accesso dei pellegrini al Santo Sepolcro sia sempre garantito».

Professoressa Moropoulou, perché l’edicola del Santo Sepolcro ha bisogno di restauri?
Bisogna considerare che per decenni la cupola della rotonda che sovrasta il Sepolcro è rimasta aperta e la pioggia e le intemperie hanno danneggiato la struttura dell’edicola che racchiude la Tomba e i materiali con cui è stata realizzata (nel 1808 la basilica del Santo Sepolcro fu danneggiata seriamente da un incendio, il tetto della rotonda crollò sull’edicola distruggendone la sommità e gran parte del rivestimento in marmo e calcare. La cupola venne ricostruita nell’anno 1868, ma muri e pilastri vennero poi indeboliti dal terremoto del 1927 – ndr). Nonostante il fatto che l’edicola sia stata poi messa in sicurezza con impalcature di ferro dall’amministrazione del Mandato britannico nel 1947, è sorta la necessità di un intervento urgente. La svolta che ha permesso l’inizio dei lavori è stato l’accordo firmato il 22 marzo di quest’anno dalle tre Chiese greca, latina e armena (corresponsabili della basilica – ndr). Questo accordo, che affida al Politecnico di Atene la gestione del cantiere, permette alle tre autorità ecclesiastiche di valutare insieme lo stato dei lavori e decidere come procedere.

Si può già prevedere una data di fine lavori?
Non ancora. Prima dobbiamo passare attraverso una «fase pilota», finalizzata a capire l’entità dei problemi del sito. L’obiettivo è quello di rinforzare la struttura dell’edicola, passando attraverso lo smantellamento delle lastre di marmo che la ricoprono, la pulitura dei materiali, il consolidamento della muratura d’epoca crociata e la sua riparazione con materiali coerenti con quelli antichi. Le lastre di marmo che rivestono la sacra edicola nel corso del tempo hanno molto sofferto a causa dei pellegrini, ad esempio per via della fuliggine delle candele che sono state accese nei secoli; quindi andranno restaurate dopo essere rimontate e fissate con bulloni di titanio.

I restauri impediranno l’accesso al sito?
No. Abbiamo organizzato il nostro lavoro in modo tale che durante tutto il periodo del restauro il Santo Sepolcro rimanga comunque accessibile ai pellegrini. Così abbiamo progettato il cantiere in modo tale che durante il giorno sia garantito il libero accesso al Sepolcro. Tutti gli interventi che si possono fare all’esterno dell’edicola, saranno fatti lì. Le squadre adibite ai lavori edili e di cantiere lavoreranno sempre e solo durante la notte. Mentre il laboratorio di restauro, essendo allestito nella galleria superiore dei latini, potrà lavorare durante il giorno perché nella posizione in cui si trova non entrerà in contatto con i pellegrini. Lavoreremo così 24 ore su 24.

Quante persone sono coinvolte nel cantiere?
Più o meno una settantina: dalle funzioni amministrative a quelle tecniche. Abbiamo scalpellini e lavoratori del marmo provenienti dall’Acropoli di Atene; dalla Grecia arrivano anche alcuni operai specializzati in lavori di muratura e restauro, e poi alcuni conservatori, di cui due dal ministero della Cultura greco. Oltre ovviamente ad alcuni operai assunti in loco. Poi c’è il gruppo di lavoro della nostra università, composto da 27 membri tra architetti ed esperti di altre discipline. Mentre ciascuna delle Chiese – latina, greca e armena – ha nominato suoi periti per valutare e verificare tutto il processo. In questo modo non sarà solo un cantiere di lavoro, ma soprattutto un luogo aperto di conoscenza e comunicazione scientifica, culturale, religiosa.

Per il Politecnico di Atene è un incarico di grande prestigio…
Il nostro ateneo è pioniere nella ricerca interdisciplinare sul restauro dei monumenti e siamo da sempre aperti alla comunicazione dei risultati e alla collaborazione internazionale.

Per lei invece, umanamente, cosa significa guidare i restauri del Santo Sepolcro?
Dal mio punto di vista si tratta di un lavoro molto impegnativo, ma anche di una grande sfida. Questo è davvero un luogo pieno di fede e di storia e io sento di essere stata benedetta per aver avuto questo incarico: stando qui devi parlare il linguaggio della tecnica, della cultura, della religione; e ciò apre grandi orizzonti. Infine sono credente, cristiana greco-ortodossa. Per noi la santa tomba di Gesù è il luogo più pieno di vita del mondo. Quando c’è la festa della Pasqua, è una festa di vita e speranza. Per me questo luogo significa speranza, vita e resurrezione.

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