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L’enigma di un antico anello: appartenne a Pilato?

Christophe Lafontaine
1 dicembre 2018
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Il nome del governatore romano della Giudea che condannò a morte Gesù è stato riconosciuto su un anello in rame rinvenuto all'Herodion. Forse appartenne proprio a lui, ma c'è chi dubita...


Pontius Pilatus. Conoscevamo già l’iscrizione rinvenuta a Cesarea Marittima che menziona il nome del governatore romano della Giudea che condannò a morte di Gesù. Ora balza all’attenzione dei media un anello in lega di rame risalente a duemila anni fa e scoperto durante gli scavi condotti dal 1968 al 1969 dal professor Gideon Foerster dell’Università ebraica di Gerusalemme. Il monile potrebbe essere appartenuto al quinto prefetto della provincia della Giudea, rappresentante dell’imperatore Tiberio dal 26 al 36 d.C. circa.

Il quotidiano israeliano Haaretz lo scorso 29 novembre ha fatto eco a un articolo pubblicato pochi giorni prima nell’ultima edizione semestrale di Israel Exploration. Apprendiamo così che solo di recente l’anello potrebbe essere stato decifrato, grazie al lavoro della professoressa Leah Di Segni, dell’Università ebraica di Gerusalemme, dopo un’accurata pulizia del monile e l’utilizzo di una fotocamera ad alta tecnologia, utilizzato nei laboratori dell’Autorità israeliana per le antichità.

L’esame scientifico ha permesso di identificare l’iscrizione Pilatus, incisa in lettere greche antiche sulla faccia superiore dell’anello. Le lettere, riferisce Haaretz, circondano l’immagine di un vaso di vino, senza manici. I risultati dello studio sono stati trasmessi al gruppo di lavoro sul sito dell’Herodion, guidato da Roi Porat dell’Università ebraica.

È proprio all’Herodion, il sito vicino a Betlemme nei Territori palestinesi, che l’anello è stato rinvenuto tra migliaia di ostraca, monete e ceramiche. La fortezza fu costruita dal re Erode il Grande e dopo la sua morte, nel I secolo, divenne un enorme luogo di sepoltura. La parte superiore del complesso continuò ad essere utilizzata dalle autorità romane che governavano la Giudea in quel momento. È probabile che anche Ponzio Pilato, il prefetto romano, usasse l’Herodion come sede della sua amministrazione. Un primo indizio, quello del luogo del ritrovamento, che pone in connessione l’anello e il governatore romano.

Secondo il professor Dany Schwartz, dell’Università ebraica, citato da Haaretz, è probabile che il nome Pilatus, trovato sull’anello, si riferisca al personaggio menzionato nel Nuovo Testamento perché «Pilato era un nome molto raro nel I secolo in Palestina». L’archeologo aggiunge: «Non sono a conoscenza di un altro Pilato dello stesso periodo».

Parole simili a quelle di Lawrence Mykytiuk in un articolo della Revue d’Archeologie Biblique del settembre 2017 intitolato «Conferma delle figure politiche nel Nuovo Testamento». Lo studioso scriveva che il cognome Pontius a quei tempi era comune nel centro e nord Italia, mentre il nome di Pilatus era «estremamente raro».

Haaretz riporta un altro indizio in favore dell’ipotesi che l’anello, usato per sigillare i documenti ufficiali con la cera, possa essere associato al Ponzio Pilato delle Scritture: nell’antica Roma questo genere di anelli apparteneva, per lo più, a membri della classe equestre, un gruppo di facoltosi cittadini romani considerati tra i più degni d’onore. Ordine al quale giustamente doveva appartenere Pilato.

Dal canto suo il quotidiano The Times of Israel pone l’accento sulla fattura, piuttosto semplice, del monile. Secondo gli esperti non è opera di un artigiano eccezionale. Il disegno del contenitore per il vino che accompagna l’iscrizione non sembra tra i più originali del periodo del Secondo Tempio giudaico. Secondo gli autori dello studio recentemente pubblicato, il modo in cui Pilato è descritto nei testi storici come quelli di Flavio Giuseppe, Tacito, Filone di Alessandria o quelli del Nuovo Testamento, indica che il governatore romano (anche se di una remota provincia dell’impero), non avrebbe probabilmente mai indossato un anello del genere. Secondo Roi Porat, però, Pilato portava al dito un anello d’oro nelle cerimonie ufficiali e un semplice anello di rame per uso quotidiano.

Gli autori dello studio recentemente pubblicato suggeriscono che il sigillo potrebbe anche essere appartenuto a uno dei funzionari di Pilato, o a un membro della sua corte, che lo avrebbe usato per firmare per conto del governatore. D’altro canto, il nome di Pilato potrebbe anche essere stato assegnato a un membro della sua famiglia oppure a uno dei suoi schiavi al quale era stata restituita la libertà.

 

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