(c.l./g.s.) – In una lettera indirizzata privatamente al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu datata 19 giugno scorso il patriarca greco ortodosso di Gerusalemme Theophilos III, l’omologo armeno Nourhan Manoughian e il custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, criticano nuovamente un progetto di legge in discussione in Parlamento. Stando ai contenuti della missiva che filtrano sui media israeliani (due fra tutti, The Jerusalem Post e The Times of Israel), si tratterebbe di un progetto di legge scandaloso e di un attacco sistematico e senza precedenti ai cristiani di Terra Santa.
I tre corresponsabili della basilica del Santo Sepolcro si riferiscono, ancora una volta, a un testo normativo presentato alla Knesset che potrebbe creare gravi difficoltà alle Chiese nella gestione, ed eventuale compravendita, del loro patrimonio immobiliare.
Secondo il progetto di legge, lo Stato di Israele potrebbe confiscare ai nuovi proprietari – indennizzandoli – i terreni alienati mentre su di essi è in corso un contratto d’affitto (o di enfiteusi). A fine febbraio scorso, per porre fine alla serrata della basilica del Santo Sepolcro, il premier Netanyahu si era impegnato a congelare l’iter parlamentare di quella legge, che invece prosegue il suo cammino semplicemente evitando l’esplicito riferimento alle proprietà ecclesiastiche. La deputata Rachel Azaria – del partito centrista Kulanu, membro della coalizione di governo molto attento alle questioni economiche e al costo della vita – è la promotrice del testo redatto nell’estate 2017 dopo che il patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme aveva venduto a investitori privati alcune delle sue proprietà fondiarie nella Città santa. La parlamentare ha cambiato nome alla sua iniziativa che ora suona: «Legge sulle terre in affitto messe in vendita».
L’artificio non sfugge agli estensori della lettera del 19 giugno a Netanyahu, che osservano: «Alcuni elementi in seno al governo israeliano tentano sempre di promuovere la divisione e il razzismo; minano lo status quo e prendono di mira la comunità cristiana sulla base di considerazioni estranee e populiste».
L’Agenzia France Presse riferisce anche lo scontento delle Chiese di Terra Santa per la promessa non mantenuta di creare, tramite una commissione appositamente costituita, un canale di comunicazione con le pubbliche autorità sulla questione. «Da fine febbraio ad oggi non è stato aperto con noi alcun dialogo», deplorano gli autori della lettera.
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