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Giro d’Italia 2018, Israele si prepara alla partenza

Beatrice Guarrera
3 maggio 2018
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Al via da Gerusalemme il Giro d’Italia numero 101: per la prima volta tre tappe fuori dall’Europa, nel ricordo di Gino Bartali, «Giusto tra le nazioni».


La Grande Partenza del Giro d’Italia da Israele si avvicina e Gerusalemme attende il 4 maggio con fermento. Sembrano lontane ormai le polemiche dei mesi scorsi, quando era stata annunciata la partenza in un luogo così controverso. Il ministro israeliano dello Sport, Miri Regev, e il ministro israeliano del Turismo, Yariv Levin, avevano anche minacciato di ritirare il sostegno alla corsa, dopo che, alla presentazione a Milano del 29 novembre, era stato fatto riferimento a «Gerusalemme ovest». Cancellata senza indugio quella dicitura dalle mappe, i preparativi sono continuati senza intoppi e siamo ormai alla vigila dell’evento.

Tra le motivazioni che hanno spinto Israele a ospitare la partenza del Giro d’Italia, c’è anche la decisione di festeggiare il 70° anniversario della creazione dello Stato d’Israele. Una scelta che, nonostante l’entusiasmo degli israeliani e degli sportivi coinvolti, continua a destare perplessità. Come per esempio nella lettera aperta di un gruppo di ebrei italiani indirizzata a RCS Sport, società che organizza l’evento. Lo storico Bruno Segre ha spiegato che l’intento è stato di «esprimere la nostra più viva preoccupazione per l’irrisolto conflitto israelo-palestinese e, in particolare, per le conseguenze del pluridecennale protrarsi dell’occupazione militare israeliana, visto sullo sfondo dell’esplosiva situazione nel più ampio Medio Oriente». «Nel settantesimo anniversario della nascita dello Stato di Israele, data nefasta per i palestinesi che ricordano la Nakba, la più importante gara ciclistica italiana partirà da Gerusalemme – si legge nella lettera –. Una scelta incomprensibile che verrà usata dal governo di Netanyahu per i propri fini propagandistici».

Nonostante le critiche dall’estero, a Gerusalemme è tutto pronto. Già da alcuni giorni la città si è riempita di transenne e pannelli pubblicitari del Giro e il 2 maggio ha segnato l’inizio degli eventi ufficiali. Due palchi sono stati montati nella piazza antistante alla Porta Nuova della Città Vecchia e davanti alla municipalità, mentre ovunque nei dintorni sono comparsi cartelli di informazioni per indirizzare giornalisti e turisti che seguiranno l’evento. Alla conferenza stampa del 2 maggio erano presente mezzo governo israeliano.Con toni entusiastici, sono state presentati i dettagli relativi alla partenza da Israele dell’edizione 101 della più importante competizione ciclistica italiana. Il Giro partirà per la prima volta fuori dall’Europa e, secondo il Ministero del Turismo israeliano, porterà circa diecimila turisti, oltre a migliaia di giornalisti e i team delle ventidue squadre di ciclismo. 176 tra i più importanti ciclisti del mondo parteciperanno alla prima tappa a cronometro di una decina di chilometri che si svolgerà il primo giorno a Gerusalemme. Il secondo giorno i corridori saranno impegnati in un percorso di 167 chilometri nel nord del Paese, da Haifa a Tel Aviv, mentre il 6 maggio la terza tappa sarà da Be’er Sheva a Eilat (229 chilometri), arrivando nell’estremo sud del Paese fino al Mar Rosso.

Il Presidente onorario della Grande Partenza da Israele, Sylvan Adams, ha dichiarato che sono state due le principali motivazioni che hanno spinto la partenza del Giro da Israele. «L’anno scorso circa 800 milioni di persone hanno seguito nel mondo il Giro d’Italia. Vogliamo che quest’anno siano 1 miliardo», ha detto. In questo modo avranno la possibilità di ammirare gli splendidi paesaggi di Israele, dando così un impulso al settore turistico. Questo tipo di competizione sarà importante, inoltre, anche per un maggiore sviluppo del ciclismo come sport e per incoraggiare le nuove generazioni a praticarlo, ha sostenuto Sylvan Adams.

Il direttore del Giro d’Italia, Mauro Vegni, ha osservato che «Ogni anno il Giro vuole narrare luoghi e storie di grande interesse. Senza dubbio città come Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa e Be’er Sheva rientrano a pieno titolo in questa filosofia. Il Giro è soprattutto un grande evento di promozione turistica per i Paesi e le città attraversate. Vedremo quindi prestazioni spettacolari che stupiranno tutti sia dal punto di vista sportivo che dal punto di vista paesaggistico».

Alla presentazione del Giro, non è stato fatto alcun cenno alle polemiche dei mesi scorsi, né al conflitto israelo-palestinese. Si è parlato però di sicurezza e Zohar Dvir, vice commissario della Polizia, ha spiegato che c’è voluto un lavoro di nove mesi. «Quattromila poliziotti saranno impiegati nei tre giorni della Grande Partenza del Giro D’Italia» e saranno di guardia anche negli hotel.

Bartali celebrato a Yad Vashem

Un filo che lega Italia e Israele in questa occasione del Giro è l’omaggio al grande ciclista italiano che salvò 800 ebrei dai nazisti: Gino Bartali. In occasione della Grande Partenza, dunque, è arrivata la decisione di conferire a Gino Bartali la cittadinanza onoraria d’Israele. La cerimonia si è svolta il 2 maggio allo Yad Vashem, il museo della Shoah di Gerusalemme, alla presenza di Gioia Bartali, nipote del ciclista. Il celebre Gino, che per il suo caratteraccio era soprannominato «Ginettaccio», durante l’occupazione nazista in Italia trasportava nel tubo della sua bicicletta documenti falsi da una stamperia clandestina di Assisi fino all’arcivescovo di Firenze, Dalla Costa, che poi li distribuiva agli ebrei per farli espatriare.

L’onorificenza è stata consegnata da Avner Shalev, presidente dello Yad Vashem, proprio nel «Giardino dei Giusti» del Museo, in cui dal 2013 è scritto il nome di Bartali come «Giusto tra le nazioni». Il presidente ha auspicato che questo tipo di riconoscimento serva da monito alle nuove generazioni, per imitarne l’esempio nel fare il bene. «Ha avuto fede nell’umanità, nel mondo e nel futuro», ha detto l’ambasciatore italiano in Israele, Gianluigi Benedetti. La nipote di Bartali ha ricordato commossa il nonno come un uomo umile, disposto a fare il bene e animato anche da una fervente fede cattolica. Un uomo giusto.

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