Shaul Mofaz nasce a Teheran nel 1948. Nel 1957 immigra con i suoi genitori in Israele. Nove anni dopo si arruola tra i paracadutisti. Tra il 1998 e il 2002 è capo di stato maggiore della Difesa. Nel novembre 2002 il premier Ariel Sharon gli affida il ministero della Difesa. Nel 2006 entra in Parlamento come deputato di Kadima, partito del quale assume la guida nell'aprile 2012. Di lì a pochi giorni Kadima entra in un governo di unità nazionale guidato da Benjamin Netanyahu.
(Milano/g.s.) – Coniugato e padre di quattro figli, Shaul Mofaz è nato a Teheran, la capitale iraniana, nel 1948. Ha nove anni quando i suoi genitori immigrano con la famiglia nel giovanissimo Stato di Israele.
Nel 1966 si arruola. L’anno dopo prende parte come paracadutista, nel deserto del Negev, alla guerra dei Sei giorni. Sempre inquadrato nello stesso corpo specializzato, nel luglio 1976, è tra i protagonisti del blitz militare israeliano all’aeroporto ugandese di Entebbe. L’azione pone fine militarmente a un dirottamento aereo messo in atto da un commando di terroristi palestinesi e tedeschi.
Mofaz percorre tutti i gradi della carriera militare fino a raggiungere il rango di generale. A servizio delle forze armate ricopre vari incarichi che culminano con l’ufficio di capo di stato maggiore della Difesa, ricoperto tra il 1998 e il 2002. Proprio durante questo mandato scoppia la seconda intifada palestinese (2000-2004). Le forze armate israeliane, al comando di Mofaz, la contrastano con durezza, ricorrendo a metodi, come la demolizione delle case dei palestinesi autori di attentati e gli assassinii mirati (che provocano puntualmente anche la morte di persone innocenti), che suscitano perplessità ed esecrazione in alcuni settori dell’opinione pubblica israeliana e all’estero per l’uso eccessivo della forza.
Nel novembre 2002 Mofaz depone la divisa e viene posto a capo del ministero della Difesa dal primo ministro Ariel Sharon.
Nel 2006 l’ex generale viene eletto deputato nelle liste di Kadima, partito a cui ha aderito lasciando, nel 2005, il partito di destra Likud. Nel governo Olmert ricopre le cariche di vicepremier e di ministro dei Trasporti e della Sicurezza stradale.
Quando, nell’estate 2008, è ormai chiaro che la carriera politica del primo ministro e leader di Kadima è al tramonto, travolta dagli scandali e dai guai giudiziari, Mofaz scende in lizza contro il ministro degli Esteri Tzipi Livni, per conquistare la guida del partito alle elezioni interne previste per il 17 settembre. Il giorno delle primarie Mofaz perde per un solo punto percentuale (ottenendo il 42 per cento dei consensi) la sfida con la Livni, alla quale lui rimprovera l’impreparazione sul piano militare e quindi l’inadeguatezza a ruoli di tanta responsabilità, che implicano l’assunzione di decisioni importanti e talvolta dolorose.
Gli osservatori lo dipingono come un nazionalista convinto, per nulla propenso a giungere a un accordo troppo frettoloso coi palestinesi. Su questioni fondamentali come quelle dei confini, del diritto di ritorno dei profughi e di Gerusalemme capitale, Mofaz ritiene che sia meglio rinviare. Prima bisogna con calma, magari nel giro di qualche anno, costruire un clima di reale fiducia reciproca e collaborazione con l’Autorità palestinese.
Nella piattaforma che ha presentato in vista delle primarie per la guida di Kadima, nella primavera 2012, Mofaz propone di considerare la possibilità di giungere alla costituzione di uno Stato palestinese andando per gradi. Inizialmente il nuovo Stato, internazionalmente riconosciuto, avrebbe confini ancora provvisori, ma il suo governo dovrebbe assumersi anche la responsabilità della Striscia di Gaza (sottraendola al controllo di Hamas). Si avvierebbe così un esperimento che potrebbe durare alcuni anni, prima che si giunga a negoziare una soluzione definitiva che dia ad Israele le garanzie indispensabili per la sua sicurezza.
Mofaz ricorre ai toni da falco quando parla del regime di Teheran, da lui definito, in passato, come «radice di tutti i mali». Poco convinto che le sanzioni internazionali imposte all’Iran possano dare i frutti sperati, è tra i sostenitori dell’opzione militare: un attacco preventivo, che Israele potrebbe condurre a termine con il via libera statunitense, per tarpare le ali alle ambizioni atomiche del presidente Mahmoud Ahmadinejad e del suo governo.
Nella notte tra il 7 e l’8 maggio 2012 Shaul Mofaz stringe un patto con il leader del Likud, e primo ministro, Benjamin Netanyahu: Kadima smetterà di restare all’opposizione in Parlamento ed entrerà nel governo. L’esecutivo diventa così «di unità nazionale» e potrebbe contare sul sostegno di 94 deputati su 120. In cambio Mofaz ottiene la carica di vicepremier, come ministro senza portafoglio, togliendo al contempo il suo partito da un ruolo defilato che ne erode i consensi.