Il parlamento israeliano ha approvato lunedì 24 febbraio una legge controversa. Per la prima volta, infatti, viene introdotta nell’ordinamento una distinzione tra i cittadini arabi di confessione musulmana e quelli di confessione cristiana. Le nuove norme hanno già suscitato polemiche, soprattutto da parte palestinese.
(Gerusalemme/m.m.l.v.) – La Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato lunedì 24 febbraio una legge controversa. Per la prima volta, infatti, viene introdotta nell’ordinamento una distinzione tra i cittadini arabi di confessione musulmana e quelli di confessione cristiana.
La nuova normativa stabilisce l’ampliamento della Commissione nazionale per le pari opportunità nell’impiego. I suoi componenti passano da cinque a dieci e nella distribuzione dei rappresentanti arabi si fa distinzione fra cristiani e musulmani.
Gli arabi israeliani sono i palestinesi che rimasero dov’erano nel 1948, quando nacque lo Stato di Israele, e i loro discendenti. Oggi sono 1,6 milioni ossia il 20,7 per cento della popolazione (dati dell’Ufficio centrale di statistica israeliano aggiornati a inizio 2013). Per spiegare la volontà di introdurre per legge la distinzione tra arabi cristiani e musulmani, il promotore del progetto di legge Yariv Levain, del partito di destra Likud, giorni fa ha detto: «Abbiamo molto in comune con i cristiani. Sono i nostri alleati naturali, un contrappeso ai musulmani che vogliono distruggere il Paese dall’interno».
La sua iniziativa non trova tutti concordi e ha suscitato roventi polemiche. Basel Ghattas, un membro della Knesset arabo cristiano, parla di una norma improntata a un «settarismo senza precedenti» e di «manovra politica dell’estrema destra». Dai Territori Palestinesi interviene anche Hanan Ashrawi, una dei dirigenti politici ai vertici dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). Dice: «Rigettiamo questa legge che cerca di creare in seno al nostro popolo una nuova realtà che si fonda sull’appartenenza religiosa anziché sull’identità nazionale».
Gli avversari della nuova legge denunciano il fatto che Israele – che già beneficia del sostegno ideologico e finanziario dei cristiani evangelici e sionisti, in particolare americani – tenta la carta della divisione tra palestinesi cristiani e musulmani. Yariv Levain, d’altronde, tempo fa dichiarava al quotidiano Ma’ariv: «Mi rifiuto di chiamare arabi i cittadini cristiani, perché loro non sono arabi».
Le nuove norme prevedono che nella Commissione per le pari opportunità di impiego vi siano anche posti riservati ai drusi, agli ebrei ultraortodossi, e agli immigrati ebrei dall’Etiopia. Componenti, queste, che registrano un tasso di disoccupazione superiore alla media.