Gli atti vandalici subiti il 4 settembre scorso dall’abbazia trappista di Latrun, in Terra Santa, hanno generato molteplici manifestazioni di solidarietà e sostegno ai monaci. Gesti e parole che i religiosi hanno apprezzato e riconosciuto in un comunicato diffuso pochi giorni dopo, nel quale dicono: «Ci avete dato un'immensa consolazione!».
(Milano/g.s.) – La scorsa settimana abbiamo riferito degli atti vandalici ai danni dell’abbazia trappista di Latrun, sulla direttrice Tel Aviv–Gerusalemme. Nella notte tra il 3 e il 4 settembre uno degli accessi al monastero era stato dato alle fiamme e sui muri circostanti erano state tracciate in ebraico, con una bomboletta spray, scritte blasfeme e offensive nei confronti dei cristiani. A detta di tutti, i presunti responsabili sarebbero estremisti appartenenti al movimento dei coloni israeliani, che con una campagna da loro stessi denominata Tag mehir («Il prezzo da pagare») puniscono con queste azioni di rappresaglia ogni decisione a loro avversa da parte del governo israeliano.
L’attacco alla trappa di Latrun non è il primo della serie, ma ha richiamato molta attenzione, anche perché in Terra Santa il monastero è molto noto, sia per ragioni storiche (i dintorni furono uno dei teatri chiave della guerra arabo-israeliana del 1948), sia per la testimonianza di dialogo e accoglienza quotidianamente offerta dai suoi monaci.
Proprio per questo, all’indomani dei vandalismi molte persone hanno voluto esprimere condanna e manifestare solidarietà ai trappisti di Latrun: politici, personalità religiose e cittadini di religione ebraica, cristiana e musulmana. Qualcuno si è offerto di dare una mano a cancellare i graffiti dai muri, altri – come i militanti dell’organizzazione israeliana Rabbini per i diritti umani – hanno dato vita a veglie di preghiera nei pressi dell’abbazia.
Attenzioni che i monaci hanno apprezzato e riconosciuto in un comunicato di gratitudine diffuso pochi giorni dopo l’oltraggio subito.
«Vogliamo ringraziarvi – scrivono i trappisti -; tutti voi che, numerosissimi, avete voluto esprimere simpatia, solidarietà, sostegno. Spesso siete venuti da posti molto lontani, da soli o in gruppo; ci avete telefonato, ci avete inviato messaggi scritti. Avete fatto ricorso a vari organi di stampa per chiarire il vostro punto di vista ed esprimerci solidarietà. Tutti questi gesti ci hanno profondamente toccato e commosso. Sono per noi motivo di conforto e incoraggiamento. Vogliamo perciò dirvi tutta la nostra riconoscenza e augurare ogni bene a voi e a coloro che vi sono cari. Preghiamo Dio che vi difenda dal male, vi preservi da ogni forma di violenza e ingiustizia, vi doni pace e serenità».
Il testo continua: «Abbiamo scoperto fino a qual punto la maggioranza delle persone di questo Paese siano buone e umane, e questo ci dà un’immensa consolazione».
Infine la constatazione che, insieme alle aspirazioni al bene e alla giustizia, nel cuore umano albergano anche odio, egoismo, dominazione, disprezzo dell’altro: «La lotta per liberarsene riguarda ciascuno. È la battaglia di noi tutti; il combattimento che anche noi monaci di Latrun ingaggiamo ogni giorno».