Hanno compiuto un ulteriore passo avanti i progetti per gli scavi sotto il piazzale del Muro Occidentale (il cosiddetto Muro del Pianto) a Gerusalemme. Un disegno che sta a cuore agli archeologi israeliani, ma che non potrà che creare nuove tensioni con i musulmani. Eppure in Italia ne sappiamo poco o nulla.
È sempre sorprendente constatare come i giornali dedichino pagine intere alle chiacchiere legate al Medio Oriente e invece notizie destinate a lasciare il segno sul futuro di Gerusalemme passino come se niente fosse. E allora proviamo a raccontare almeno qui che i progetti per gli scavi sotto il piazzale del Muro Occidentale (il cosiddetto Muro del Pianto) a Gerusalemme hanno fatto un ulteriore passo in avanti.
Di questa storia ho parlato su Avvenire già un anno fa: esiste un progetto – scrivevo – destinato a cambiare in modo radicale il modo con cui ci si accosta al luogo più sacro per gli ebrei a Gerusalemme. Sotto l’attuale piazzale l’Israel Antiquities Authority e la Western Wall Foundation vorrebbero ricavare un piano interrato che – oltre a raddoppiare la capienza del piazzale – porterebbe i visitatori proprio al livello di quella che era la Gerusalemme erodiana. Progetto ambizioso ma – evidentemente – politicamente incandescente: scavare proprio lì, infatti, a poche decine di metri dalla moschea di al Aqsa, vorrebbe dire aprire un nuovo fronte caldissimo nella cosiddetta guerra degli archeologi.
A qualcuno forse sarà sembrata fantascienza. E invece – puntuale – quel progetto lunedì scorso è arrivato sulla scrivania del Jerusalem Planning and Building Committee. E come mostra l’articolo di Haaretz che rilanciamo qui sotto dai disegni di un anno fa siamo già passati al plastico. A essere sinceri l’articolo di Haaretz è molto più vago rispetto a quello di Arutz Sheva da cui nell’ottobre 2009 avevamo preso le prime informazioni: parla solo di un ingresso sotterraneo attraverso un tunnel. Ma non si capirebbe il motivo di questa innovazione se – appunto – non ci fosse anche lo scavo con la creazione di un nuovo ambiente sotto il piazzale. Ed è proprio in forza di questo raddoppio che la Western Wall Foundation mirerebbe a raddoppiare per il 2025 gli attuali otto milioni di visitatori che ogni anno si recano al Muro.
Ma c’è anche un altro elemento interessante dell’articolo che va lo stesso decriptato. «Il punto nodale del piano, progettato dall’architetto Gavriel Kertesz – si legge -, è l’idea di sostituire l’attuale ingresso alla piazza dalla Porta dell’immondizia (Dung Gate) con un largo corridoio sotterraneo». Guardando il plastico la domanda diventa: ma da dove si accederebbe a questo «largo corridoio sotterraneo»? Per rispondere è sufficiente guardare su una cartina che cosa c’è subito fuori rispetto a Dung Gate: guarda un po’, proprio il quartiere arabo di Silwan. Cioè quello degli scontri di qualche settimana fa dopo che una guardia privata dei coloni ha ucciso un palestinese. Che è poi anche quello al centro della disputa sull’Ir David, il parco archeologico che sta crescendo (a spese delle case palestinesi «abusive») su quelli che secondo l’archeologa Eilat Mazar sarebbero i giardini del Palazzo del re Davide (è un’altra di quelle vicenda che in questa rubrica seguiamo da tempo). Quindi tutto lascia pensare che l’ingresso al tunnel che condurrebbe al Muro Occidentale sarebbe dall’attuale Givati Parking.
Ma c’è di più: proprio su quell’area, guarda caso, esiste anche un altro progetto urbanistico di cui da tempo si discute a Gerusalemme: il piano 11555, che prevede la costruzione sotto l’attuale complesso di Wadi Hilwe (la parte di Silwan più vicina alle Mura di Gerusalemme) di un altro tunnel sotterraneo alla scoperta della Gerusalemme erodiana. E proprio per lasciare spazio a queste strutture la Municipalità preme per sfrattare decine di famiglie palestinesi e demolire le loro case. Non ci vuole molto a capire che in realtà si tratta di un progetto unico: Wadi Hilwe, con i suoi abitanti, deve sparire per permettere di creare un unico parco archeologico da cui si entrerebbe direttamente al Muro Occidentale.
Lunedì – dando il primo via libera alla parte sull’accesso al Muro Occidentale – il Jerusalem Planning and Building Committee ha messo nero su bianco questo disegno. Mentre tutti parliamo di congelamento sì o congelamento no, a Gerusalemme si continua a giocare la carta dei blitz urbanistici. Possibile che nessuno se ne accorga?
—
Clicca qui per leggere l’articolo e vedere il plastico comparsi su Haaretz
Clicca qui per leggere l’articolo del Jerusalem Post che racconta dell’avvenuta approvazione del piano
Clicca qui per leggere l’articolo che ho pubblicato su Avvenire il 27 ottobre 2009
Clicca qui per vedere i disegni del piano urbanistico 11555
Clicca qui per leggere il rapporto di Ir Amin su Silwan in cui – nelle pagine dalla 31 alla 34 – si spiega nei dettagli in che cosa consista il piano urbanistico 11555