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Anche i giordani scendono in piazza

Terrasanta.net
19 gennaio 2011
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Anche i giordani scendono in piazza
Manifestanti in Giordania.

Non solo a Tunisi. Sembrano propagarsi anche al Medio Oriente le proteste popolari suscitate dalla profonda crisi economica che sta investendo i Paesi arabi. In Giordania le manifestazioni continuano da giorni in varie città. La crisi economica sta generando conseguenze insopportabili per la fascia più povera della popolazione.


(Milano/c.g.) – A pochi giorni dai moti di piazza scoppiati a Tunisi, sembra propagarsi anche in Medio Oriente il moto di protesta popolare suscitato dalla profonda crisi economica che sta investendo i Paesi arabi. Il Fronte di azione islamica (Iaf), braccio politico dei Fratelli Musulmani, che in Giordania sono legalmente riconosciuti, ha annunciato per venerdì 21 una manifestazione contro le politiche economiche del governo. Ma le proteste continuano da giorni: anche lo scorso venerdì, 14 gennaio, ad Amman, la capitale, hanno avuto luogo manifestazioni a cui hanno partecipato migliaia di persone. Nel giorno della preghiera islamica, i manifestanti hanno invaso le strade sventolando bandiere nazionali e chiedendo le dimissioni del primo ministro, Samir Rifai. Simili manifestazioni si sarebbero svolte anche nelle città di Maan, Karak, Salt e Irbid.

La mobilitazione si è ripetuta ad Amman anche domenica 16, come riferisce il quotidiano Jordan Times, con un sit-in davanti al Parlamento che ha coinvolto migliaia di persone. La protesta ha avuto luogo proprio nel momento in cui i membri del governo erano entrati nel palazzo per discutere i provvedimenti economici da adottare. La manifestazione di domenica è stata organizzata da un cartello di sei partiti di opposizione, ma gode dell’appoggio di uno schieramento più vasto comprendente quattordici sindacati giordani, i partiti della sinistra e movimenti di ispirazione religiosa islamica, come i Fratelli Musulmani.

In Giordania la crisi economica sta generando conseguenze insopportabili proprio per la fascia più povera della popolazione: i prezzi di benzina, zucchero e riso continuano ad aumentare e il finanziamento di 127 milioni di dollari, deciso la scorsa settimana dal governo, per calmierare il prezzo dei generi di prima necessità (compresi gas, diesel e kerosene), non ha soddisfatto l’opposizione. La situazione è così delicata che, per il 2011, il governo aveva già deciso lo stanziamento di 180 milioni di euro proprio per contenere il prezzo di vendita del pane. Alla manifestazione di domenica, Hamam Saeed, leader dei Fratelli Musulmani ha arringato la folla chiedendo al governo un cambiamento delle sue politiche economiche. «La situazione economica si sta deteriorando – ha dichiarato al Jordan Times Saleh Armouti, un altro leader dell’opposizione islamica -. Il debito estero ha ormai raggiunto i 15 miliardi di euro e il Parlamento è bloccato da una cinquantina di decreti legge mentre il popolo non ha possibilità di partecipare alle decisioni che contano. Il governo si deve dimettere».

Da parte sua il primo ministro Samir Rifai ha dichiarato che l’esecutivo continua il suo lavoro in stretto contatto con il Parlamento, per poter soddisfare le necessità dei cittadini.

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