Una nuova beata per la Terra Santa
Appena eletto, il patriarca mons. Giuseppe Valerga (il primo vescovo latino a Gerusalemme dopo il ristabilimento del patriarcato nel 1847), pensò di creare il seminario e le scuole parrocchiali. Secondo il costume del tempo, bisognava pensare ad avere personale femminile per l’educazione delle bambine, perciò si rivolse ad istituti missionari d’Europa. Il primo a rispondere fu quello delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, fondato in Francia nel 1832 ed arrivato a Gerusalemme nel 1848. Cominciarono ad entrare nell’istituto delle vocazioni locali. Quando si presentò la diciassettenne Sultaneh (Regina), figlia di Danil Ghattàs, il patriarca pose la condizione che per la sua formazione non andasse all’estero. Le autorità competenti ottennero i debiti permessi. Con la vestizione religiosa sul santo Calvario, la giovane ricevette il nome di suor Maria Alfonsina. Ricevette la formazione di novizia «fuori dei quadri», rimanendo in patria. Sempre sul santo Calvario emise i voti.
Nata nel 1843 a Gerusalemme, Maria Alfonsina Danil Ghattas fu assegnata a insegnare religione. Le giovani allieve si affezionarono alla suora, quasi loro coetanea, e questa pensò di riunirle come Confraternita dell’Immacolata Concezione. In seguito suggerì al parroco di organizzare in associazione anche le mamme cristiane, di cui si offriva come assistente. Queste associazioni esistono ancora oggi a Gerusalemme.
La giovane suora si faceva notare per lo zelo nella scuola e nelle associazioni, tuttavia restava umile e cercava in ogni modo di scomparire. Ma aveva dei doni davvero «speciali». Conosciamo i fenomeni soprannaturali della sua vita interiore per la volontà del suo direttore spirituale, il sacerdote don Joseph Tannùs, che l’8 novembre 1879 le ordinò di scrivere un diario. Questo documento rimase sconosciuto a tutti, fin quando, in punto di morte, suor Alfonsina ne consegnò i quaderni alla sorella, madre Giovanna.
La Santa Vergine appare a suor Alfonsina la prima volta il 6 gennaio 1874, festa dell’Epifania. Sta recitando il rosario nell’oratorio delle suore, quando le si presenta la Vergine in piedi, in una nube luminosa, con le mani aperte. Sul petto una croce, da cui pende un rosario aperto a cerchio, che le tocca le mani aperte e scende fin quasi ai piedi. Il capo della Vergine è attorniato da quindici stelle; sotto i suoi piedi due nubi, su ciascuna delle quali brillano due serie di sette stelle. Il 31 maggio del medesimo anno, nello stesso oratorio e sempre durante la preghiera del rosario, la suora ha una seconda visione della Vergine. In quell’occasione ha per la prima volta l’ispirazione interiore che la porta alla fondazione delle Suore del Rosario.
Una serie di visioni nell’anno successivo la rendono sempre più cosciente di quanto la Vergine le sta chiedendo: fondare una nuova congregazione intitolata al Santo Rosario.
Si reca perciò dal patriarca, che l’ascolta benevolmente e come direttore spirituale le consiglia don Antonio Belloni. Il missionario italiano nel 1874 aveva fondato a Betlemme un istituto per l’assistenza degli orfani (oggi Opera salesiana) ed era popolarmente chiamato «il padre degli orfani».
Nel giorno del rosario dell’anno 1877, dopo la comunione, suor Maria Alfonsina ha una nuova visione: «Ho visto un convento disposto a forma di cerchio come una corona. Nostra Signora del Rosario era ritta sulla terrazza, al di sopra dell’entrata. Nel perimetro del convento si aprivano quindici finestre e ogni vano di essa inquadrava una suora del Rosario. Ogni suora recava scritto al di sopra del capo il suo nome e il nome del mistero [del rosario] che le era stato dato in sorte. Si aveva così: Maria dell’Annunciazione, Maria della Visitazione, Maria della Natività, ecc. Quanto a me, mi vidi alla decima finestra, sotto il nome di Maria della Croce». Il nome era appropriato. Sul Calvario aveva fatto la vestizione ed emesso i voti sul Calvario e la via iniziata realizzava un vero Calvario.
Far nascere una nuova congregazione non era certo facile. Prima di tutto bisognava abbandonare la famiglia religiosa d’appartenenza. Dopo vent’anni di attività e con risultati apostolici unanimemente riconosciuti, non era prevedibile che le superiore, completamente all’oscuro della sua esperienza mistica, acconsentissero a una simile richiesta.
Un incontro decisivo è quello con padre Joseph Tannus, che diventa suo direttore spirituale e si interessa in prima persona alla fondazione delle Suore del Rosario. Il sacerdote conosce da tempo lo zelo della religiosa, ma vuole essere sicuro del carattere soprannaturale delle visioni. Una volta convintosi dell’autenticità, chiede alla suora di redigere la narrazione completa delle richieste della Santa Vergine riguardanti la congregazione e le domanda di stendere un progetto di Costituzioni. È l’8 novembre 1879.
Cinque sono le ragazze disponibili per l’impresa. Don Tannus trova una modesta casa di cinque locali sulla via tra il patriarcato e la parrocchia di San Salvatore. L’affitta per la somma di 660 franchi annuali. La piccola famiglia dei «cinque misteri gaudiosi» si sarebbe riunita in quel piccolo convento il 24 luglio 1880 alle tre del pomeriggio. Ognuna delle ragazze ne avrebbe parlato in famiglia quindici giorni prima, cioè il sabato 10 luglio. Quel mattino il sacerdote le riunisce sul Calvario all’altare dell’Addolorata e dopo la Messa ciascuna torna a casa. Tutte le famiglie frappongono delle difficoltà, ma alla fine lasciano che le giovani seguano il loro ideale. Sabato 24 luglio la piccola famiglia religiosa si riunisce e fa il suo ingresso nel convento provvisorio. Povera è la casa, tipico dei poveri il primo pasto formato di pane e zatar (timo in polvere).
Il patriarca Vincenzo Bracco, che segue ogni progresso con occhio di padre, acquista per loro una dimora vicino alla sede del patriarcato. Il 7 marzo 1884 le novizie ammesse alla professione emettono i voti, consacrandosi a Dio e alla Madonna. Hanno iniziato in dieci, ma per il regime severo del noviziato una di loro deve rinunciare. Così il fondamento della congregazione, voluta dalla Santa Vergine, è posto con nove suore.
Con l’istituzione delle parrocchie, il patriarcato aveva iniziato anche la costruzione delle scuole, che servivano solo i maschietti. Per le fanciulle i parroci non aspettavano che la venuta delle suore, premendo su don Tannus per affrettarne l’invio. Dopo la professione, in pochi giorni viene steso il programma. Quattro sono le località privilegiate, dove vengono mandate a coppia otto suore, Nablus, Zababdeh, Bir Zeit e Giaffa di Galilea. È l’inizio della diffusione della congregazione in molte parti del Medio Oriente, ma anche di una lunga serie di difficoltà e incomprensioni che hanno segnato i primi anni di questa nuova famiglia religiosa.
Dopo una vita di preghiera, il 25 marzo 1927, men tre recita i quindici misteri del rosario, pronunciando distintamente le parole «Prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte», maria Alfonsina rende l’anima a Dio. Viene sepolta a Gerusalemme, nella cripta di quella che nel 1937 divenne la chiesa del Rosario. Dopo la sua morte, seguendo le istruzioni della sorella, madre Giovanna recupera i due quaderni che compongono il diario; uno è ben sigillato con cera rossa e contiene i racconti delle apparizioni. Consegna gli scritti al patriarca Luigi Barlassina, che non conoscendo l’arabo se li fa tradurre e poi li mette nelle mani della superiora generale.
Solo allora si svela il segreto di Madre Maria Alfonsina: era stata la Santa Vergine a volere Congregazione del Rosario per la promozione della donna nella sua sempre amata patria terrena.