Un villaggio di case bianche, sul pendio del Monte degli Ulivi, circonda il Luogo sacro dell’ospitalità: la casa di Lazzaro, Marta e Maria, dove Gesù trovava il focolare degli amici più cari
El Azarieh, in arabo «casa di Lazzaro» è più noto col nome di Betania, una località a due passi da Gerusalemme, che oggi fa già parte della Cisgiordania e che pertanto è circondata dal muro di sicurezza. Un luogo che conserva la memoria dei momenti più intimi di Gesù. Sappiamo che a Betania Gesù era l’ospite atteso da Marta indaffarata a preparare la tavola e da Maria tutta presa ad ascoltare le sue parole; era anche la casa che raccolse il pianto di Gesù commosso per la morte dell’amico Lazzaro; ancora lì il Signore compì il miracolo della risurrezione dell’amico e lì preannunciò la sua passione, mentre una donna versava un prezioso profumo per onorarlo. Tutti ricordi di Betania. Una memoria che fu venerata ininterrottamente dai primi cristiani. Ne parlarono Eusebio di Cesarea, san Girolamo e la pellegrina Egeria che così scrisse: «Arrivati al Lazario, si raccoglie una moltitudine tanto grande che non solo il luogo stesso, ma i campi intorno si riempiono di gente. Si dicono inni e antifone adatti al giorno e al luogo e allo stesso modo si leggono delle letture. Quando è il momento del congedo si annuncia la Pasqua, cioè un presbitero sale su un luogo elevato e legge quel passo del Vangelo in cui è scritto: “Sei giorni prima della Pasqua Gesù andò in Betania” (Gv 12,1)».
Anche gli scavi archeologici dimostrano il culto continuo dei primi cristiani che a Betania costruirono due chiese in prossimità della tomba di Lazzaro. Cadute in rovina durante l’epoca musulmana (quando una delle due fu trasformata in moschea), nel 1613 furono oggetto di scavi ad opera dei francescani che realizzarono il passaggio per scendere nella tomba di Lazzaro e successivamente recuperarono quel che restava degli antichi edifici.
Il santuario che oggi celebra la memoria di questo Luogo santo è opera di un’ingegnosa ricostruzione dell’architetto Antonio Barluzzi che, a metà del secolo scorso, progettò il nuovo edificio a partire dai muri della chiesa antica. Sul piazzale antistante la chiesa si possono ammirare i mosaici originali del IV secolo. Vicino alla chiesa si può visitare la Tomba di Lazzaro, scendendo per una ventina di gradini nel vestibolo e poi nella stanza mortuaria.
Oggi Betania soffre l’isolamento a causa del muro di sicurezza che la circonda e i pochi cristiani rimasti aspettano i pellegrini (purtroppo altrettanto pochi).